Gian Paolo Barbieri è tuttora considerato uno dei più grandi fotografi di moda della storia, sicuramente l’italiano più celebre. In tutta la sua carriera ha saputo raccontare i cambiamenti della società, anticiparli e testimoniarli.
Gian Paolo Barbieri, milanese di nascita, cresce in una famiglia di grossisti di tessuti. Ed è nel loro magazzino di tessuti che il giovane Gian Paolo acquisisce alcune delle competenze che gli saranno utili nell’interpretare la moda. Conoscere le stoffe, il loro valore, le loro sfumature, il calore o la freddezza, osservare come le luce risponde ai singoli materiali, sarà parte del suo successo.
Come per altri grandi, Armani per esempio, è il teatro ad esercitare un potente fascino sulla fantasia, tanto da farlo iscrivere ad una scuola di recitazione. Riuscì anche ad ottenere una piccola parte in ”Medea” di Luchino Visconti.
Il cinema americano degli anni ’50 lo influenza moltissimo, i drammi di Tennesee Williams o attori come James Dean, Marlon Brando o ancora Lana Turner e Ava Gardner, uomini e donne bellissime illuminati da una luce spettacolare, ne era ossessionato e ogni volta che usciva da un cinema tornava di corsa a casa per costruire dei fari, magari arrangiandosi con vari oggetti per ricreare quella luce che aveva visto. Si racconta che prendeva le lampadine e le infilava nei tubi di stufa per capire l’effetto spot.
Il cinema gli diede anche il senso del movimento e così, quando inizio a collaborare con le riviste, spostò la visione della moda italiana fuori dallo studio, regalandole così una nuova anima alla luce del sole e iniziando una stretta collaborazione con gli stilisti dell’epoca.
Anche Barbieri, come molti altri artisti, ad un certo punto sente il bisogno di trasferirsi fuori dall’Italia e si reca a Parigi riuscendo a trovare un posto da assistente per Tom Kublin, fotografo di Harper’s Bazaar. In quegli ambienti si nutre di tutto ciò che è produzione artistica e fotografica, si incanta e come una spugna si riempie di nuovi desideri che trasporterà nel nostro paese.
Uno dei suoi motti fu “La moda è una sensazione, una seduzione, io devo tradurla in fotografia”. Quando poi Barbieri, ormai conosciuto fotografo, torna a Parigi, sarà lui ad affascinare e lo farà portando il suo stile glamour. Uno dei suoi ritratti più celebre resta ancora oggi il volto di Audrey Hepburn avvolta in un enorme vestito di raso nero firmato Valentino, oltre al glam esportò anche l’ironia, la portò sulle pagine di Vogue dove le modelle diventano protagoniste di file in luoghi quasi surreali.
Negli anni 80 avviene una nuova trasformazione, Barbieri comincia a staccarsi dalla moda e inizia a raccontare storie dei paesi del sud del mondo, da Tahiti al Madagascar, e ne realizza splendidi libri fotografici come EQUATOR. Compie un vero e proprio studio sulle etnie, sui riti, sui tatuaggi senza mai dimenticare l’eleganza e la ricerca della bellezza che lo contraddistingue. I paesi a sud dell’equatore diventano set cinematografici naturali.
Classificato nel 1968 dalla rivista Stern come uno dei più grandi fotografi di moda al mondo, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti tra cui il premio Lucie Award 2018 come Miglior Fotografo di Moda Internazionale.
Barbieri continua tutt’oggi ad essere richiesto come fotografo e artista per campagne pubblicitarie e redazionali, oltre ad essere presente con le sue opere nel Victoria & Albert Museum e National Portrait Gallery di Londra, nel Kunsforum di Vienna, nel MAMM di Mosca e nel Musée du quai Branly di Parigi.
Oggi il maestro ha affidato il compito di preservare e diffondere il proprio lavoro all’omonima Fondazione, nata a Milano nel 2016, che nel farlo si concentra sulle sue opere meno note, come le serie in cui ha fermato sulla pellicola la bellezza abbacinante di paradisi tropicali quali Seychelles o Tahiti. Proprio la Fondazione è diventata custode di quel patrimonio straordinario che è il suo archivio, oltre un milione di scatti tra opere vintage, negativi, positivi e un numero sterminato di pubblicazioni, sculture e dipinti realizzati dallo stesso Barbieri.
Tra i nuovi progetti ancora in progress della Fondazione Gian Paolo Barbieri c’è un nuovo libro, Polaroids/Notebooks/Carnets, che raccoglierà 3.200 istantanee rinvenute durante il laborioso processo di catalogazione, archiviazione e digitalizzazione delle migliaia di immagini dell’autore; iniziato nel 2019, il lavoro ha permesso di recuperare numerose polaroid, soprattutto nella libreria di Barbieri, usate spesso come segnalibri e sparse dunque tra volumi d’arte e fotografici.
Sito web ufficiale:
https://www.fondazionegianpaolobarbieri.it
video correlati:
http://www.youtube.com/watch?v=klgPw-OS2Ao&feature=related
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Paolo Ranzani, fotografo professionista del ritratto, dalla pubblicità al corporate.
Docente e divulgatore di “educazione al linguaggio fotografico”. Il ritratto rivolto al sociale è il suo mondo preferito, per Amnesty International ha ritratto personaggi celebri della cultura, della musica e dello spettacolo pubblicati nel libro “99xAmnesty”, per il regista Koji Miyazaki ha seguito per mesi un laboratorio teatrale tenutosi in carcere e ne ha pubblicato il lavoro “La Soglia”, reportage di grande effetto e significato che è stato ospite di Matera Capitale della Cultura. Scrive di fotografia per vari magazine con rubriche fisse. Dopo essere stato coordinatore del dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Torino è stato docente di Educazione al linguaggio fotografico per la Raffles Moda e Design di Milano e ad oggi è docente di ritratto presso l’Accademia di Belle Arti di Genova.
Come Fotografo di scena per il cinema ha seguito le riprese di “Se devo essere sincera” con Luciana Littizzetto.
In veste di regista e direttore della fotografia ha lavorato a vari videoclip, uno dei suoi lavori più premiati è “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre 10 milioni di visualizzazioni).
www.paoloranzani.com | Instagram: @paolo_ranzani_portfolio/
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