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Germaine Krull – Sulla fotografia saffica e l’immaginale dionisiaco (Parte II)

di Pino Bertelli

II. Sulla fotografia saffica e l’immaginale dionisiaco

La filosofia saffica e comunarda di Germaine Krull, la porta ad attraversare le avanguardie culturali del Cubismo, Futurismo, Surrealismo… sa bene scegliere la parte contro la quale stare… nel secondo conflitto mondiale s’affranca ai partigiani del Fronte di Liberazione Francese… viaggia nel mondo con la fotocamera e la voglia di vivere fuori da tutti gli schemi… l’impegno politico (con i comunisti radicali) non le impedisce di fotografare celebrità, fare fotografia di moda, archeologia industriale o fotoreportage di guerra… s’accosta alla gente delle periferie, al nudo saffico e a molto altro ancora… il suo immaginale fotografico attraversa quasi un secolo ed è il canto visuale di una donna fuori delle regole… sapeva che le lacrime secolari hanno radici più profonde di tutti i sorrisi svenduti alle ricette economiche, politiche, psicoanalitiche che portano alla soggezione di morali, valori e legiferazioni che precludono la liberazione sessuale dell’uomo e della donna, e accecano la gioia nelle proibizioni! Va detto. Il fascio della fotografia professionale, amatoriale o occasionale… poco importa se fatta con una fotocamera o uno smartphone… s’accompagna a un affarismo (nemmeno) elegante dell’immagine… una forma banale dell’originalità che è il riflesso illusorio di un’epoca dove la felicità, come la disperazione, sono offerte alla falsificazione e al raggiro delle ideologie, delle dottrine e dell’industria culturale… una farsa crocifiggente che alimenta l’incultura e la stupidità dell’ottimismo… l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo passa dalla graticola dell’informazione… il potere dello spettacolo persegue una concezione utilitaristica della vita e attraverso i media opera un disegno autoritario di persuasione senza precedenti… impone i suoi modelli-simulacri e sprofonda l’uomo in un “edonismo neolaico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane… Sei così stupido che quando la stupidità ti avrà ucciso e sarai all’inferno, crederai di essere in paradiso” (Pier Paolo Pasolini, da qualche parte).

Tutto vero. Il qualunquismo è la “buona novella” dell’ideologia mercatale… ed è enormemente efficace… e anche la libertà sessuale della maggioranza è inscatolata in obblighi, leggi e doveri sociali… la sessualità si manifesta nel vuoto delle credenze, nella mancanza di alterità, nella ragionevolezza dell’identità… insomma… stare nella verità dei propri corpi significa riconoscere i propri fallimenti in rapporto alla vita sociale! Bisogna cadere in un codice allora, nell’accettabile che eredita l’idolatria del giudizio? Rivendicare la propria “diversità” dunque vuol dire avvicinarsi al bordo del precipizio istituzionale? Come credere ancora a un casta di collusi, ladri e criminali in formato grande che hanno fatto il covo in parlamento, se non prima di avere azzerato i loro fini? C’è sempre una definizione all’origine d’ogni rivoluzione dell’umano, è la soppressione pura e semplice degli affossatori della libertà dell’uomo per l’uomo. La cartografia fotografica della Krull, anche quella “alimentare”, contiene un punto di vista dell’umano che rimbalza oltre la proposta della committenza… l’affabulazione compositiva delle sue immagini… strade, edifici, porti, fabbriche, stazioni… è complessa, mai documentale… linee, tagli, geometrie singolari… s’innestano in una surrealtà intima, quasi “infantile”, che suggerisce altro da ciò che l’atto fotografico ha catturato alla “normalità”… e sovrimpressioni, fotografie in studio o ritratti di ballerine, intellettuali o barboni… emanano la medesima abolizione delle differenze… se ne infischiano della compatibilità con il proprio tempo!… quegli intrecci di segni annunciano la caducità della civiltà o ne esortano l’indecenza, quantomeno rilevano l’importanza di una vita quotidiana a perdere, in cambio di promesse di felicità (sempre tradite dai partiti, dai governi, dalle fazioni) che considerano gli eletti i depositari della verità e i reprobi gli asserviti alla lusinga! Un fotografo che non dia qualche segno di squilibrio mi suscita il clamore del superficiale o del fanatismo o, peggio ancora, il tanfo d’una bestialità dorata di mercantilismo… non si cambia amore come ci si cambiano le mutande!… i falliti di successo si ritrovano tutti negli onori e nelle glorie che contano… e passano tutti dai social-media, ormai… i clienti dell’azienda Facebook, confondono, in bella uniformità, la faccia pulita di Mark Zuckerberg con i baffetti uncinati di Hitler, e nemmeno riescono a distinguere più l’imperialismo della merda di Amazon dai delitti dell’economia finanziaria che ne detta l’estasi… che bello! le vittime dei social-network sono anche i propulsori, i convertiti, i nuovi servi dell’assoluto!… i residui di discernimento tra l’ammonizione e il servaggio, sono liquefatti nell’accettazione che il pianeta ferito a morte venga difeso da una ragazzetta con l’impermeabile giallo che farnetica qua e là su cose che nemmeno conosce, e una fiumana di affossati da editti del fallimento, discetta sul rispetto dei più elementari diritti degli uomini, senza avvertire l’imbarazzo del cretino di fronte all’icona deprezzata del romanticismo ambientalista! Di tutte le condizioni, la meno auspicabile è quella dell’esulcerato della sventura, incapace di riconoscere le proprie psicosi… quando la massa sposa un mito, ecco che subito dopo debutta l’insensatezza dell’incurabile!… invece di prendere a calci in culo i potenti della Terra e processarli seduta stante per crimini contro l’umanità. I riconciliati della Rete s’affastellano su Twitter, Instagram o piattaforme della chiacchiera televisiva, a disquisire sulle serie-tv, film, programmi culturali, telegiornali, talk-show o mitologie da mercanti del tempio, nell’inesauribile tentazione d’acclimatarsi a giungle di parossismo che alimentano la megalomania degli incompresi… all’apice di tutte le concessioni al parassitismo capitalista, c’è l’elusione della bellezza come linguaggio della giustizia! Il resto è il ghigno della iena che ha imparato a barattare i propri terrori con l’assoluzione delle corruzioni, connivenze mafiose, guerre e pandemie orchestrate dai medesimi burattinai che educano alla sottomissione! Oh cazzo!… le disuguaglianze tra arricchiti e impoveriti sprofondano in un tempo che muore nel rimbecillimento generalizzato, e ancora c’è chi crede che una cosca di forsennati ascesi al potere, possa davvero essere l’uscita di sicurezza di una civiltà affogata nella miseria dello spettacolo o nello spettacolo della miseria nel quale sguazza… potrebbe essere meno edificante iniziare a smantellare questo casellario di apparenze a cominciare dal basso e fare dell’alto un cumulo di rovine! Quando non c’è più nulla da difendere non c’è nemmeno più nulla da sostenere nel crepuscolo delle istituzioni! Queimada!… insomma… dopo la Terra bruciata i fiori nascono più belli e forti di prima!

A proposito della fotografia dionisiaca di Germaine Krull… ci piace soffermarci sull’immaginale lesbico, specialmentepoiché qui la fotografia-Potlatch o del dono suntuario, unisce ciò che lo sguardo approssimativo separa! Bastano poche immagini saffiche per indurci a comprendere che ogni libertà è un esordio… un legame… una vita conquistata… poiché la poetica dionisiaca è una doppia manifestazione del distruggere e del creare nel tragico che la soffoca, Nietzsche, diceva… la sfrenatezza, l’ebbrezza o lo stato di piacere che accompagna il dionisiaco, vive all’incrocio di passioni smisurate e risiede nell’atto che azzera tutte le convenzioni. “No, non sei libero dove ti nascondi, ma soltanto là dove ti esponi” (Edmond Jabès). Ecco… così… l’amore genera amore e chi se ne frega se chi ami è del tuo medesimo sesso… poiché il dionisiaco li comprende tutti! E basta dissotterrare l’Ode del sublime di Saffo (reperibile in ogni testo scolastico, anche), per mostrare che la libertà è semplicemente il diritto all’amore di tutti gli esseri umani a vivere la propria sessualità senza steccati né peccati: « Non provi meraviglia come in una sola volta essa vada ricercando l’anima sua, il corpo, l’udito, la lingua, gli occhi, la pelle, quasi fosse a lei estranea e dispersa ogni parte? Che in una sequenza di opposizioni essa geli e nel contempo bruci, sragioni e recuperi il senno […], in modo che non una sola passione traspare in lei, ma un accavallarsi di passioni? Tutti i fatti come questi capitano a chi ama; ma la scelta […] degli elementi più incisivi e la loro riunione in un medesimo quadro ha realizzato l’eccezionale ». Nessuno può sfuggire al dispiegarsi del rovescio di sé in amore e dappertutto dove l’estraniazione amorosa diventa la lingua della negazione di differenti approdi alle lesioni del vivente. La leggerezza degli sguardi, il risguardo delle parole o l’ardore dei corpi desiderati, disse un pazzo che nel deserto aveva incontrato la fonte dell’amore:

“L’amore parla all’amore. La vita è parlata dall’amore! L’amore si radica dentro ai cuori innamorati e rifluisce nei libri tutti ancora da scrivere!”… poi aggiunse: “L’amore prende coscienza nell’incoscienza dell’improvviso!… è la gioia che morde alla gola!… è la risposta che viene prima della domanda d’amore!… è la cancellazione della sofferenza o dell’iniquità, è il risveglio di cosmogonie sconosciute che parlano la medesima lingua!”, annotava ancora… I ladri d’amore lo sanno e nei loro commentari ereticali sconfiggono anche l’innocenza o la mascheratura del silenzio!… e si consegnano alla nudità dell’incontro d’amore, disperso sulle ali spiegate di angeli impudichi verso cieli inadempienti! E io ci credo. La fotografia saffica della Krull non ha niente a che vedere con la pornografia lesbica della quale è stata tacciata da storici, critici e galleristi… basta infilarci nei nudi ateologici/edonisti della Krull, per comprendere che l’ascesi etica/estetica è sempre legata al bene esclusivo della libertà e non alle repressioni, condizionamenti, interessi di tutte le cristologie… del resto, Albert Einstein diceva che “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”. L’ateologia implica una mancanza, una negazione, una rivolta anche, e non importa scomodare il parroco di campagna Jean Meslier, Paul Heinrich Dietrich, barone di (von) Holbach, Denis Diderot, Ludwig Feuerbach, Georges Bataille o Michel Onfray, per capire che edonismo e piacere appartengono alle correnti del pensiero libertino, libertario, anarchico e abbracciano i valori radicali che si richiamano alla vita liberata, anche dal linguaggio dell’egemonia culturale… e allora Villon, Rabelais, Nietzsche, Camus, Céline, Panizza, Bachelard… s’insinuano nella giovinezza eterna della bellezza e travalicano ogni confine imposto e ogni saggezza colta… qui il giuoco, la rêverie, la festa/orgia pansessuale spezzano tutti i vincoli sociali e fanno della disarmonia erotica, l’inizio di tutte le finitudini!

I ditirambi dionisiaci delle immagini della Krull si possono cogliere anche in una sola foto-sequenza… due donne s’intrecciano nell’amore impudente… gli abbracci sfacciati e i baci affamati rivendicano libertà invalicabili e nessuna colpa… la fotografa le prende nell’allegrezza d’una svestizione simbolica, quasi musicale… elabora anche sovrimpressioni del momento amoroso… la sensualità, la veracità, l’erotismo dei corpi intrecciati figurano il desiderio d’amore come elegia della mancanza d’amore o del preconcetto che vuole l’amore come espressione corporea soltanto!… qui l’impudore della fotografa si mescola o è in correlazione con la seduzione scomposta che prende vita davanti alla fotocamera… e tutte e tre le donne (la terza è quella immaginifica, sovrimpressa) diventano testimonianza della fecondità sessuale che non prevede nessun veto… l’amore basta a se stesso e non vuole giudici né eroi a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato! Ti amo! Trapassami il cuore! Ma fallo con la dolcezza dei forti! Amami e fa’ quel che vuoi, ma tutto quello che fai sul mio corpo, fallo con amore! Tutto qui. Per le belle passioni, come per le libertà più indecenti, non ci sono catene! “M’ha rapito iersera la vita del febbricitante tuo occhio,/ma per grazia di quelle tue labbra ne ho fatto un’effigie” (diceva il poeta persiano dell’ubriachezza edonista, Hāfez)! C’è la recita, il simbolo, la complicità in quella rivelazione amorosa… un concepire il distinguo tra la sfera della volontà e l’essenza pura dell’impertinenza! La situazione rappresentata è viva della sua verità trascesa!… è il bello di una chiara coscienza della differenza come godimento, piacere, impulso erotico che scardinano l’ineguaglianze dell’illusione e la terribilità dell’esistenza. La visione saffica della Krull emerge con ancora più forza emotiva, nel florilegio dionisiaco di due donne (Les Amies, 1924) che s’incontrano in una stanza… si guardano un po’ discinte su un letto… si toccano appassionatamente, si svestono, si baciano, si leccano… i corpi s’annodano spudorati… la sfrontatezza si sparge nelle sfumature del gesto e nella mimesi dell’atto compiuto c’è un’arte del vivere che intriga… sconvolge… seduce… la Krull partecipa all’evento che è storia di tutti gli amori carnali… l’immaginale saffico s’ignuda di bellezza e dalla finzione si trascolora in un’epifania dei sentimenti struccati… poiché la fotografia è il Daimon della propria decodificazione, bagna di delizia l’istante scippato alla realtà e consegna il suo profumo accidentale alle spoglie del riconosciuto! Aveva anche scritto… L’amore è la nostra verità. Non c’è modello per l’amore! Nemmeno alibi! Solo l’oblazione di desiderare ciò ch’è desiderato! Non importa tanto cantare l’amore e nemmeno dell’uso che se ne fa… quanto viverlo nell’insolenza spudorata che si avvicina più alla fame d’amore che alla sapienza d’averlo conosciuto! Vivere o fotografare al culmine della bellezza svergognata, significa detronizzare gli dèì di ogni bordello concesso… trasformare i pensieri, gli stati d’animo, le intenzioni volti alla repressione della situazione dionisiaca… dove l’essenza della finitudine oscena spazza via tutti gli ideali, i simulacri, i miti del demoniaco… anche nella dissolutezza c’è un compimento che induce ad amare la vita… un canto di lode della volontà di chiamarsi fuori da tutto ciò che ci è estraneo… con un colpo di pistola in bocca… è un modo come un altro di condannare l’indesiderabile o la mòria dell’intelligenza!… sentirsi soli al mondo o avvertire la sua ferocia, vuol dire reclamare la delinquescenza indignata o la sessualità liberata che respingono senza mezze misure la prolungata agonia della civiltà dello spettacolo.

Ribadiamolo… la visione saffica della Krull si accompagna alla bellezza etica/estetica che la detta… una verità superiore alle divisioni di casta, stabilite tra gli uomini dalla necessità e dall’arbitrio, scompaiono: “lo schiavo è uomo libero, il nobile e l’uomo di basse origini si riuniscono nei medesimi cori bacchici. Il « vangelo dell’armonia universale » si aggira da un luogo a un altro in schiere sempre più numerose: cantando e danzando, l’uomo si manifesta come membro di una comunità superiore e più ideale; ha disimparato a camminare e a parlare” (Friedrich Nietzsche). L’arte dionisiaca dice che l’uomo non è più artista… è diventato opera d’arte… rivela il potere artistico della sua voluttà e questo stare fuori di sé lo pone in agguato e libera gli impulsi sublimi nell’orgiastico che spacca tutte le apparenze… la conoscenza degli orrori e dell’assurdità dell’esistenza lo spingono fuori da ordinamenti e prospettive popolari che aspirano alla devozione priva di forza e verità che l’accecano… insomma… la visione dionisiaca è l’eterno mattino di cuori-bambini che fanno d’ogni limite una profanazione: l’amore cresce schiuso al mondo. Vive in offerta a ciò che non lo ferisce più!, così diceva. L’importante non è l’amore, ma è il grado di sofferenza che s’è attinto vivendolo o avendolo perso! La libertà dionisiaca è un’interrogazione… spaventa e dà sostegno… poiché è la sola accezione alla dimenticanza che pone domande alla vita. À rebours. La società contemporanea (lo Stato, i gruppi finanziari, le multinazionali, le chiese, i partiti, la cultura massificata, il dispotismo/servilismo dei mass-media) si fonda sulla paura, l’insicurezza e il controllo dei cittadini… i meccanismi dei mercati globali producono guerre, migrazioni, razzismi, colonialismi, disuguaglianze, discriminazioni sessuali… le risorse del pianeta si stanno riducendo e forse solo nuove communitas di uguali e diversi potranno deviare l’organizzazione infausta della società liquida, verso altre creazioni di valori (comunitari, culturali, politici) che si fanno carico dei processi di cambiamento delle normative sociali… a ragione, Zygmunt Bauman, indica una via: “Il fatto è che la comunità sia sempre presente ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai; ogni qualvolta che abbiamo bisogno d fare riferimento al luogo in cui apparteniamo, essa è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto”. L’aurora anticipa l’alba e il giorno… come la bellezza che contiene la giustizia e trasforma il divenire, lascia presagire che ogni inizio precede la fine di una disputa o di una frantumazione o di una memoria che non spaventa più… una società del dialogo o libertaria non può che fiorire là dove i popoli si sono liberati delle loro catene ideologiche, religiose, culturali… gli uomini e le donne si prendono nelle loro mani il proprio destino e fanno della rivoluzione dell’umano, il principio egualitario di bellezza e di giustizia della comunità che viene.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 30 volte ottobre, 2020

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