Carlo Riggi − di professione psicoterapeuta, residente e operante in Sicilia – vanta una lunga frequentazione con la fotografia, espletata come autore ma anche come pubblicista: collabora infatti con alcune riviste e ha pubblicato alcuni testi di riflessione sulla fotografia, evidenziando soprattutto gli aspetti di interazioni psicologiche insite nella pratica fotografica.
Tra questi testi da ricordare “L’ esuberanza dell’ombra. Riflessioni su fotografia e psicoanalisi” del 2008, in cui emergono chiaramente già i temi che caratterizzano tutta la sua opera di fotografo e di intellettuale: «[…] La fotografia è ben altro, è scoprire il lato oscuro del mondo, dare rappresentabilità alle emozioni, espandere l’immaginario e il sogno, e per far questo non occorre poi tanta tecnica, occorre soprattutto lavorare su sé stessi, esercitarsi a pensare. Pensare per immagini, l’elemento base di tutti i derivati narrativi. In questo il lavoro del fotografo non è dissimile dal lavoro dello psicoanalista.»
Così scriveva Riggi in quel saggio delineando chiaramente il suo percorso tra fotografia e riflessione psicoanalitica ma gettando anche le basi di un progetto che si sarebbe concretizzato negli anni successivi e al quale ha voluto dare il nome, eloquente, di “FT – Fotografia Transfigurativa”.
Il progetto operativo nacque nel 2013 quando fu reso pubblico il Manifesto della corrente di Fotografia Transfigurativa. Scrive al proposito l’autore: «[…] L’idea continuò a camminare in modo carsico, trovò implicita espressione nel volume “Rarefaction. La mia battaglia contro la bellezza” del 2018, finché nel 2020 apparve il libro “Il segno e la Forma. I fondamenti della Fotografia Transfigurativa” e a seguire nacque il gruppo Facebook “Fotografia Transfigurativa”, con l’intenzione di dare vita a un laboratorio nel quale sperimentare e perfezionare le linee guida del nascente movimento.»
Con la nascita del gruppo sul social più noto decollò una partecipazione di fotografi, professionisti e amatori, che divenne sempre più consistente, tanto che attualmente gravitano attorno a questo gruppo più di 2700 iscritti. Questa corposa partecipazione ha comportato – forse non poteva essere diversamente – qualche fraintendimento nella pratica reale della relativa pagina Facebook dove si è sviluppato un intensissimo flusso di fotografie pubblicate sotto la falsariga delle diverse interpretazioni che si possono dare al concetto di Fotografia Transfigurativa. E per questa impegnativa decifrazione lascio la parola ancora a Riggi: «[…] Transfigurare significa andare oltre la rappresentazione. La fotografia è per definizione legata al dato di realtà, ma non trova in esso il suo limite ultimo, semmai lo spunto per avviare derive di significato riguardanti ad un tempo le istanze emozionali dell’autore e i loro ritrovamenti nel campo dei percetti. In essa il fruitore potrà trovare stimoli per propri personali percorsi di senso.
«[…] Mossi e sfuocati sono strumenti sintattici propri e ortodossi della tecnica fotografica. La fotografia transfigurativa non prevede “manipolazioni”. Essa è fotografia allo stato puro, comunque sia realizzata, e ne esalta la capacità di veicolare contenuti altrimenti “invisibili” e irrappresentabili.
«La fotografia transfigurativa non è un genere a sé stante, è una sintonia, una disposizione d’animo, i suoi principi possono applicarsi ugualmente bene a quasi tutti gli ambiti della fotografia. È la qualità del gesto a fare la differenza, l’atteggiamento di fondo del fotografo che accoglie dentro il proprio spazio/tempo dilatato gli eventi, anche quelli colti in un lampo.
«La fotografia transfigurativa è assimilabile al sogno, ma ciò non va inteso come riproduzione di sogni notturni, né come la ricerca forzata di un onirismo effettistico. A farsi sogno è la stessa fotografia, divenuta parte di quel sofisticato apparato mentale di transcodifica simbolica che supporta e amplifica la capacità di bonificare il reale, donandogli pieno significato.»
Con queste premesse dunque si è sviluppato il progetto che, grazie all’intervento e all’appassionata cura editoriale di GT Art Photo Agency di Giusy Tigano, attualmente è sfociato nella pubblicazione di un corposo volume, “FT – Fotografia Transfigurativa – Vol. I” che raccoglie fotografie di ben 121 autori e alcuni testi che illustrano le tesi fondamentali del progetto.
Un progetto ambizioso, nella sua pratica fotografica ricco di contraddizioni, con qualche inevitabile sbavatura trattandosi di un’impostazione visiva e concettuale così caratterizzante e nello stesso tempo aperta a diverse interpretazioni concrete. Ma un progetto che contribuisce sicuramente a traghettare centinaia di fotografi da un approccio ingenuo e scontato verso l’immagine fotografica a uno più “riflessivo”, meno amatoriale, disposto a mettersi in discussione davanti a nuovi parametri e metodi di pratica e di lettura delle immagini fotografiche. Al proposito, trattandosi di un tema così suscettibile concettualmente a facili fraintendimenti lascio ancora la parola a Riggi: «[…] Personalmente, non perderei tempo a fotografare se pensassi di ritrovare nell’immagine finita esattamente quel che avevo previsto che ci fosse. L’immagine finita deve sorprendermi, deve stupirmi, deve raccontarmi cose che non sapevo. Il protagonista del nostro scatto, più che la scena in sé, è il mistero intorno a quella scena. […] Non stupisce che visioni periferiche e insature possano rivelare più della più nitida delle immagini; fuori campo, allusioni, dettagli marginali compongono quelle armoniche capaci di conferire spessore emozionale, e dunque vera conoscenza, alla presa d’atto di superficie. Nicchie di senso non predisposte e imposte da un autore/creatore, ma determinate e ridefinite in un processo di cooperazione semantica che si compie durante tutto il processo di formazione dell’immagine, nell’incontro tra le tre componenti fondamentali (preconcezione, dato di realtà, strumento), corroborato da una quarta componente che è il caso (quanto sia “casuale” il caso è tema che lasciamo ai filosofi).»
Per tornare ancora alla pratica del progetto, occorre precisare che dentro questa consistente e molto variegata produzione/pubblicazione di fotografie si possono trovare molte immagini pregevoli ed estremamente significative dei concetti fondanti del progetto.
Per offrire una ulteriore occasione di divulgazione e dibattito – già molto intenso nella pagina Facebook – è disponibile anche un magazine specifico, Fotografia Transfigurativa magazine – N.1 Gennaio 2022 by fotografiatransfigurativa – Issuu curato da alcuni promotori della corrente.
FT – Fotografia Transfigurativa – Vol. I
Fotografie di autori vari, testi introduttivi di Carlo Riggi, Agostino Maiello, Carlo Ferrara Formato 25x25cm, Copertina rigida 250 pagine, 213 Fotografie in bianco e nero e a colori di 121 autori. Coordinamento editoriale GT Art Photo Agency Impaginazione grafica di Kate Chung ISBN 979-12-5968-283-3 Il libro può essere acquistato tramite agenzia cliccando qui:
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
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