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Fotografia e teatro, ecco il libro di Tommaso Le Pera dedicato a Geppy Gleijeses

di Alessandro Tarantino

Geppy Gleijeses, attore e regista teatrale nonché direttore artistico del famoso Teatro Quirino di Roma, è il protagonista dell’ultimo libro fotografico di Tommaso Le Pera dal titolo “Il Teatro di Geppy Gleijeses”.

Il volume edito da Manfredi Edizioni s’inserisce nella collana “artSipario – Leggi il Palcoscenico” e si aggiunge agli altri libri del genere dello stesso autore: “Magneticamariangela“, dedicato a Mariangela Melato; “Lavia Il Terribile” dedicato a Gabriele Lavia; “Il Teatro Di Antonio Calenda“; “Il Teatro Di Gigi Proietti” e “Il Teatro Di Tato Russo“.

 

Nel nuovo volume, Gleijeses viene raccontato da testimonianze e immagini che lo vedono impegnato sul palcoscenico in pièce teatrali di grande valore. In forma inedita rispetto alle precedenti pubblicazioni, però, lo stesso regista ci regala intense pagine di ricordi personali e aneddoti su personaggi famosi scritti a sua firma, con l’intento di coinvolgere integralmente il lettore nella complessa vita di un attore di prosa che ama il suo mestiere più di ogni altra cosa al mondo.

 

“[…] Eduardo stava interpretando in quei
giorni Il Sindaco del Rione Sanità e proprio
in quella compagnia Marilù ebbe
la sua prima parte con Eduardo. Vidi
quello spettacolo dodici volte, rigorosamente
in “piccionaia”, utilizzando qualche
omaggio di mia sorella o pagando il
biglietto. Eduardo era immenso: l’ultima
battuta prima della morte la pronunciava
rifiutando la mano di “Vicienzo ‘o Cuozzo”
che dopo il tradimento gli chiedeva
perdono. Vicienzo: “Dateme ‘a mano…”;
Antonio Barracano: “No, ‘a mano no…”.

(Testo di Geppy Gleijeses tratto dal libro)

 

Nelle 288 pagine che compongono il libro, accanto alle fotografie di Tommaso Le Pera, che ha curato anche l’introduzione al volume, a completare il quadro di un artista di indiscusso valore ed esperienza scenica trovano ampio spazio i testi di critici teatrali, giornalisti e registi che con lui hanno lavorato: Andrea Bisicchia, Liliana Cavani, Emilia Costantini e Masolino D’Amico.

Il lavoro di Le Pera, iniziato ormai molti anni fa sui set cinematografici degli spaghetti western, si arricchisce dunque di un nuovo capitolo narrativo in piena continuità con il contesto che ha catturato l’attenzione artistica del fotografo da decenni: il teatro.

In quel contesto, Le Pera ha sviluppato e affinato la propria arte fotografica che trae linfa vitale, ispirazione e poetica dall’esercizio durante lo spettacolo che quindi non permette l’interruzione della creatività del soggetto ritratto. Un flusso che dal palco arriva, attraverso l’obiettivo, al cuore del fotografo e da questi viene impresso, dapprima sulla pellicola e oggi sul sensore, nel momento dell’esatta “esplosione” delle sensazioni ricevute.

Così, dall’obiettivo di Tommaso Le Pera è passato praticamente tutto il grande teatro italiano: Eduardo e Peppino De Filippo, Romolo Valli e Giorgio De Lullo, Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi, Valeria Moriconi, Gianrico Tedeschi, Mario Scaccia, Gabriele Lavia, Mariangela Melato, Eros Pagni.

Fotografo ufficiale del Festival di Spoleto e di Benevento, ma anche di altre rassegne storiche come Taormina, Siracusa, Todi, Asti, Tommaso Le Pera, con circa 4000 spettacoli fotografati, possiede ormai il più vasto archivio mondiale di spettacoli e gente di teatro. A livello editoriale, oltre che con riviste del settore, collabora regolarmente con le maggiori testate italiane. È uno dei fondatori, nonché consulente iconografico, della rivista di teatro “PRIMA FILA”.

Nei cinquant’anni di lavoro trascorsi a fotografare i più grandi attori di teatro italiani, Tommaso Le Pera ne ha raccontato l’evoluzione professionale e umana, anche in virtù dei rapporti personali che ha stretto con loro: «Si è costruito un rapporto di fiducia nel corso del tempo. All’inizio, ad esempio, mi chiedevano di poter visionare il materiale prima che fosse pubblicato, pian piano hanno imparato a conoscere il mio modo di lavorare e ci siamo conosciuti personalmente e tutto è stato più naturale. Di alcuni grandi attori sono stato anche amico, come con Mariangela Melato con la quale quasi ogni mattina facevamo colazione insieme».

Rapporti che si sono consolidati negli anni in cui gli spettacoli teatrali non erano “mordi e fuggi”, anni in cui il teatro italiano era in continua evoluzione e rappresentava una certezza nel panorama culturale del Bel Paese. Di quel teatro, ma anzi del teatro, sono poche le testimonianze che rimangono a parte le fotografie di scena: «Come dico sempre – spiega Le Pera – il teatro è scritto sull’acqua. Di uno spettacolo non rimane nulla, praticamente: le scenografie vanno al macero, i costumi tornano in sartoria. Cosa resta? Qualche locandina, al massimo. Così le foto di scena assumono un ruolo importantissimo nel mantenere e tramandare la memoria di grandi artisti: aver avuto l’occasione di farlo è per me fonte di grande orgoglio».

Tra i più grandi attori di teatro che sono passati davanti all’obiettivo di Tommaso Le Pera c’è stato Gigi Proietti, scomparso meno di un anno fa, ma che a giudizio del fotografo è stato «uno degli attori più bravi al mondo, non solo in Italia. Ho avuto la fortuna di fotografare praticamente tutti i suoi spettacoli a teatro dall’inizio degli anni ’70 in poi e quindi ne ho conosciuto a fondo le capacità e le abilità professionali».

Lunghissimi anni di lavoro, quelli di Le Pera, in cui il principale motore è stata la passione per il teatro e per la fotografia: «Questo lavoro non si può fare senza trasporto e grande amore per il teatro – spiega -. Dal punto di vista economico, se non avessi avuto il mio laboratorio di sviluppo e stampa, non so se mi sarei potuto permettere di farlo: il teatro non ha mai navigato nell’oro, spesso si trattava di anticipare le spese anche di un anno. Oggi la situazione non è certo migliore: le compagnie, se possono tagliare sui costi, lo fanno e affidano la realizzazione di qualche fotografia a chi non lo fa di professione. Con il digitale è facile scattare una foto dal punto di vista tecnico, tuttavia dietro ad uno scatto di un professionista c’è la conoscenza dell’opera, lo studio del testo teatrale, il rapporto diretto con addetti alle luci, con i registi, con gli attori e c’è un grande lavoro fisico: la preparazione allo scatto è il vero lavoro».

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