Mi piace utilizzare il termine “ponte” per descrivere la funzione di congiunzione e di condivisione fra persone, pensieri e sentimenti. Perché è vero che
i ponti uniscono, ma ci ricordano anche che noi siamo tante isolette, ognuno con le proprie visioni del mondo.

Quando mi trovo in luogo nuovo, mi piace immergermi tra la sua gente, nei profumi e nell’autenticità dei luoghi. Una piccola ricerca personale per scoprire la genuinità delle persone.
La cosa più affascinante è quando un luogo vive dentro i volti delle persone. Inizialmente non porto mai la macchina fotografica, mi piace ritornare
in un secondo momento con più consapevolezza.
Osservo le persone con attenzione e mi soffermo sui particolari. Siamo tutti così meravigliosamente unici. Ognuno con la sua storia, che magari non porta in giro, ma che nasconde proprio in quei particolari. Veniamo talmente bombardati da immagini che ci siamo disabituati a soffermarci. Oltre all’immagine, una fotografia contiene un istante irripetibile di tempo e di vita.

Abbiamo la possibilità di far conoscere il mondo o gli avvenimenti; ognuno con la propria sensibilità e il proprio modo di vedere. Non credo molto sull’originalità di una foto ma credo molto nelle emozioni che può trasmettere. Quando una foto trasmette anche una piccola emozione abbiamo condiviso della bellezza, contribuendo in qualche modo alla ricchezza di questo mondo.
Amo la mia terra, i suoi profumi e i suoi colori, ma nell’ultimo periodo provo un forte senso di rabbia e frustrazione.
La situazione che stiamo vivendo non aiuta, spesso taglia sogni, progetti e speranze. Mi guardo intorno e non riesco ad identificarmi più con questi luoghi, ed è davvero opprimente. Sono i luoghi della mia infanzia, quei luoghi tanto amati, rimasti fermi come fantasmi, pieni di strutture prive di vita.
In questo ultimo periodo ho ripreso la macchina fotografica (dopo una lunga pausa) e sono ritornata più volte in questi luoghi. Partendo dall’ identità
ho cercato di guardarmi intorno e di guardarmi dentro.
Sono fotografie che accumuleranno del tempo, immobili, saremo noi a dargli un senso diverso ogni volta che le guardiamo. Senza dare una vera e propria interpretazione dei luoghi, senza una vera identità. Ho pensato al futuro e nella mia testa è rimasto tutto fermo. Proprio come quelle strutture ferme, senza disturbare lo scorrere del tempo.

Ho usato la macchina fotografica come una dolce terapia.
E’ venuta fuori l’ansia di questo periodo, quel lato represso e fermo da tanto tempo ormai. E’ vero, dai momenti difficili spesso possiamo trarre i più grandi insegnamenti ed essere stimolati a creare qualcosa di bello. Questo per me è stato un piccolo passo avanti.
Continuerò a scattare altre foto come queste. Non importa se le foto piaceranno o meno cercando approvazione tra la gente. Non credo di salvare la situazione che ci circonda con queste foto, ma in qualche modo, forse, sto cercando di salvare quella parte di me a cui tengo tantissimo: la creatività.
Credo fermamente che abbiamo bisogno di gente curiosa, gente in grado di compiere azioni poetiche, in grado di lasciare segni indelebili di amore e di silenziosa speranza.

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Mi chiamo Valentina Giovinazzo e sono nata nel 1987.
Dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, ho iniziato a viaggiare, arricchendo cuore e mente di momenti ed esperienze, ma soprattutto di immagini. Ho partecipato a mostre e workshop, conoscendo alcuni dei grandi maestri della fotografia e nuovi modi di vedere il mondo.
In un piccolo angolo di questa meravigliosa terra che è la Calabria, precisamente a Siderno, sono riuscita a costruire il mio spazio fotografico. Il mio lavoro si concentra maggiormente sulla fotografia di matrimonio. Cerco di lasciare sempre qualcosa di personale che possa emozionare, con eleganza e semplicità.
Una continua ricerca del fascino e della luce.
Quando non sto scattando per lavoro, mi troverete con la macchina fotografica a scattare in quei luoghi che preservano ancora la magia della mia infanzia. Le mie radici sono ben piantate nella mia terra.
Sono stata sempre attratta dalla fotografia, di come si può immortalare un momento per l’ eternità.
Credo sia iniziato tutto dalle foto di famiglia. E’ ancora vivido il ricordo degli scatoloni pieni di foto che ritraevano momenti, storie, vite. Un momento di unione quello di essere tutti attorno ad una scatola piena di immagini. Dopotutto era quella la vera magia. La fotografia ha il potere condividere un pensiero, un sentimento, un sorriso.
La macchina fotografica è lo strumento più puro e autentico che una persona possa possedere. Si può ancora cogliere la genuinità di un momento preservandone la bellezza, la fragilità e la sensibilità delle persone.
Una rarità al giorno d’oggi.
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