Nel 1933 il Presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin D. Roosevelt, avvia l’ambizioso programma di risanamento economico passato alla storia sotto il nome di New Deal. In esso viene data particolare attenzione alle condizioni di estrema povertà in cui erano venuti a trovarsi il settore agricolo e rurale. Ciò per un concorso di ragioni.
Anzitutto la sovrapproduzione agricola seguente alla fine della prima guerra mondale, che determina il brusco calo dei prezzi delle derrate agricole e alimentari: i piccoli proprietari agricoli non riescono a far fronte ai debiti contratti e vedono quindi le loro terre espropriate dalle banche o sono costretti a vendere alle grandi proprietà fondiarie.
In questo già difficile quadro si aggiunge il crollo finanziario di Wall Street del 1929, che aggrava ulteriormente la situazione.
Per giunta, tra il 1931 e il 1939, USA e Canada vengono colpiti da una serie di tempeste di sabbia (Dust Bowl) causate da decenni di tecniche agricole inappropriate (meccanizzazione massiva) e dalla mancanza di rotazione delle colture: un vero e proprio disastro ecologico che causa un gigantesco esodo dagli Stati centrali (Kansas, Oklahoma, Missouri, Iowa, Nebraska, South Dakota). Più di mezzo milione di americani, ormai sul lastrico, si muove con ogni mezzo in cerca di territori dove poter vivere e lavorare (spesso verso la California egli stato dell’Ovest), trascinando con sé le poche masserizie ed i beni di cui ancora erano in possesso.
In questo scenario (ben descritto dal romanzo Furore di John Steinbeck), si colloca l’esperienza della Farm Security Administration.
E’ questo il nome dell’agenzia appositamente istituita per far conoscere agli americani le condizioni di povertà in cui versava buona parte del paese e, al tempo stesso, sostenere le politiche di Recovery messe in atto dall’Amministrazione Roosevelt.
Nasce così il più grande e ambizioso progetto di fotografia documentaria e sociale mai concepito, testimonianza della vita americana tra il 1935 e il 1944, che ha di fatto plasmato l’immaginario collettivo sulla Grande Depressione negli Stati Uniti.
Anima e leader del progetto è la figura Roy Emerson Stryker, ex professore di economia della Columbia University, di ideali socialisti, convinto che lo strumento della fotografia, se in mano alle persone giuste, avrebbe potuto registrare la storia americana ed avere un impatto sulla società.
Stryker aveva già avuto a che fare con la fotografia, avendo avuto incarico dal suo mentore universitario, l’economista Rexford Tugwell (che poi sarebbe diventato membro del “Brain Trust”, cioè del gruppo di accademici della Columbia University che fece da consulente a Roosevelt sulle politiche del New Deal), di curare un libro sulla vita economica degli USA (American Economic Life).
In tale occasione Stryker era stato profondamente colpito dalle immagini sulle pratiche abusive di lavoro minorile di Lewis Hine, sociologo e grande fotografo, riconosciuto tra i padri della fotografia sociale.
E così che Styker ingaggia una serie di talentuosi fotografi, tra cui Walker Evans, Dorothea Lange, Arthur Rothstein, Jack Delano, Gordon Parks.
Inoltre, Stryker fa in modo che il gruppo cresca nel suo complesso, incoraggiando ogni fotografo a rivedere il lavoro degli altri nel corso dei periodici incontrati da lui fissati a Washington.
In tali occasioni l’ufficio distribuisce attrezzature fotografiche e pellicole, redige budget, stanzia fondi per i viaggi, assume personale, sviluppa, stampa e numera la maggior parte dei negativi, inserisce le didascalie dei fotografi scritte sul campo.
Ai fotografi vengono assegnati argomenti specifici e aree geografiche. Prima di iniziare i loro compiti, i fotografi leggono rapporti, giornali locali e libri per acquisire familiarità con il loro argomento. I fotografi, inoltre, vengono incoraggiati a registrare qualsiasi cosa utile a gettare ulteriore luce sull’argomento oggetto della loro indagine, ricevendo anche una formazione per stabilire contatti personali e intervistare le persone.
Nei primi anni del progetto, Stryker è anche esclusivo responsabile della revisione delle stampe a contatto realizzate dai negativi e della selezione delle immagini che considerava adatte alla stampa. Le immagini rifiutate venivano classificate come “uccise”.
In totale, l’Archivio comprende circa 175.000 negativi e lucidi su pellicola in bianco e nero, 1.610 lucidi a colori e circa 107.000 stampe fotografiche in bianco e nero, la maggior parte delle quali sono state realizzate con negativi e lucidi.
Tra di esse alcune foto iconiche, tra le più famose della fotografia di tutti tempi, come la Mother Migrant di Dorothea Lange, il ritratto del sharecropper (mezzadro) Floyd Borroughs di Walker Evans, il ritratto ambientato della charwoman Ella Watson (American Gothic), di Gordon Parks.
Nel 1944 l’archivio fotografico viene trasferito alla Library of Congress, ove le immagini sono liberamente accessibili, a testimonianza del più importante progetto di fotografia sociale mai realizzato.
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Federico Montaldo
Federico Montaldo da “The Americans” di Robert Frank a “Manuale di sopravvivenza per fotografi. Diritti, obblighi, privacy”
Federico Montaldo da “The Americans” di Robert Frank a “Manuale di sopravvivenza per fotografi”.
Federico Montaldo inizia a interessarsi alla fotografia sulla fine degli anni Ottanta. I temi di suo maggiore interesse sono legati al reportage a sfondo sociale e ai progetti di sociologia visuale.
È parte dell’Associazione fotografica 36° Fotogramma (Genova). Ha al suo attivo progetti fotografici, pubblicazioni e mostre, individuali e collettive, tra cui: L’Aquila ferita. Reportage dai luoghi del terremoto (2012); Il treno della memoria. Reportage da Auschwitz e Birkenau (2013); Donna Faber: lavori maschili, sessismo e altri stereotipi, progetto fotografico di 36° fotogramma in collaborazione con il Laboratorio di Sociologia visuale dell’Università di Genova (2013); Srebrenica (2015), in collaborazione con 36° fotogramma; Just walking (2017), portfolio selezionato per Circuito Off, Lucca, Photolux Festival (2016) e mostra presso PhotofactoryArt, Genova (2017); Gente di Bottega, portfolio selezionato per Circuito Fuori Festival, Lodi, Festival fotografia etica (2017). Unisce all’attività fotografica quella di curatore di mostre e progetti legati alla fotografia e promozione della cultura fotografica.
Vive e lavora Genova.
Con emuse ha pubblicato, con Giampiero Corbellini. Nuraxi Figus. Ultima miniera e Manuale di sopravvivenza per fotografi. Diritti, obblighi, privacy.
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