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Fango

di Tiziana Bonomo

Questa foto in questi giorni: chiunque capisce a cosa si riferisce.

Ma se la stessa immagine l’avessimo vista all’inizio dell’anno o comunque in un altro momento cosa avremmo pensato? Ci saremmo lasciati coinvolgere, suggestionare allo stesso modo? D’altronde quante alluvioni, disastri ambientali ci sono stati in questi anni? Tanti, troppi. L’immagine potrebbe anche far pensare, se vista rapidamente e fuori contesto, al Sudafrica, d’altronde il ragazzo non sembra di origini italiane. Guardandola più e più volte l’immagine però appartiene al nostro territorio e la sua composizione, estetica fa pensare a chi fotografa con uno sguardo allenato a cogliere l’eleganza anche là dove sembra esserci solamente devastazione.L’immagine è di Silvia Camporesi che ha postato una serie di immagini su Instagram e circa una settimana fa ha scritto: “Tempo fa avrei voluto realizzare un lavoro dal titolo “lo stato dell’acqua”, una ricognizione della presenza e dell’assenza dell’acqua in Italia. In questi giorni l’acqua è qualcosa di indescrivibile, una forza indomabile e incessante che entra ovunque. A Forlì le case vicine ai fiumi esondati sono irriconoscibili, il bellissimo parco urbano è una laguna, fuori dalle case alluvionate la gente si ferma a guardare e l’acqua non smette di cadere. A me, come a tante altre persone, viene da piangere, così altra acqua si somma alla pioggia.”Silvia scrive che lei è fortunata perché vive a Forlì nella parte meno devastata e quella più sicura della città ma non ha resistito – e come non comprenderla – a prendere il suo strumento di scrittura, la sua macchina fotografica andare a vedere cosa è successo ed iniziare a scattare. Le prime immagini sono del parco che come continua a scrivere lei: “ll parco urbano di Forlì rappresenta benissimo la situazione della città spaccata in due parti: da un lato gente che passeggia tranquilla, che fa ginnastica, dall’altro lato due metri d’acqua che sommergono tutto.” La foto del ragazzo di spalle sembra far percepire il silenzio che spesso si avverte quando lo sgomento sovrasta il rumore di quello che avviene attorno. Dove si trova il ragazzo non lo sappiamo. Non si vedono case, strade, alberi ma l’attenzione dello sguardo è totalmente rivolta a quel gesto così significativo: raschiare via il fango con dedizione, con concentrazione. Degli altri raschiatori a fianco si vedono solamente le estremità e probabilmente saranno manovrati da altrettanti ragazzi di buona volontà.Il vestito sporco di fango. Fango, solamente fango. In quel punto il fango non sembra essere molto alto ma il paesaggio fa presagire che non ci sia altro. Lo sguardo si deposita su un concentrato morbido, cremoso, tortora. La maglietta leggermente striata di azzurro, il taglio dei capelli ricci ordinato, il movimento delle braccia composto in linea con il manico del raschiatore. Se non fosse vero si potrebbe pensare ad una scena costruita ad hoc. Una foto a colori con la luce che accentua la percezione di velluto degli unici tre colori: fango, azzurro, bianco. Sempre Silvia Camporesi:” Normalmente non fotografo persone, ma oggi sono riuscita ad andare nella zona più colpita di Forlì e ho visto un commovente esercito di ragazzi che per ore, ininterrottamente, hanno scacciato fango e acqua dalle strade. Mi ha colpito la tenacia generosa di tutti loro.” Sappiamo però che Silvia è abituata a perlustrare paesaggi, documentare luoghi deserti della Romagna durante il Covid, a fare studi su Ofelia e sullo stato di Eleonora. Per Silvia questo reportage non è una scoperta nel linguaggio fotografico che utilizza abitualmente nei suoi progetti artistici. Un elemento costante nei suoi lavori è la ‘grazia’. Se fosse una ballerina direi che si muove in punta di piedi. Immagino lo stupore nell’osservare la sua città, i suoi abitanti, le sue strade. Nonostante ciò in questa immagine, come in molte altre, ritroviamo grazia, garbo, armonia nel riprendere una scena ad alto rischio di banalità. Questa sua documentazione è un modo per dare risalto e valore ai ragazzi che così spesso additiamo, critichiamo, pensiamo distanti da noi, dai problemi. E invece eccoli qui sporchi di fango. I giovani invece sono lì ad aiutare. Di questi ragazzi, meno di un anno fa, il 30 novembre 2022, a seguito dell’analogo disastro ad Ischia, il giornalista Niccolò Zancan del quotidiano La Stampa, aveva scritto in suo articolo: “Li chiamiamo ‘angeli del fango’. Ma sono indiavolati. E non ne possono più di ereditare disgrazie”. Ecco allora che una foto, e sarebbe sufficiente questa foto, per indurre a porci delle domande, a scoprire l’entità dei danni agli abitanti e anche alle strutture, ai parchi, alle scuole, alla cultura. Linda Maggiori del Manifesto ad esempio racconta delle condizioni in cui si trovano alcune biblioteche di quelle zone e quindi i libri. Il custode della biblioteca Manfredina di Faenza con gli stivali infangati come questo ragazzo e lo sguardo desolato riporta la situazione dei libri accatastati nel cortile interno. In tutto ci sono circa diecimila libri persi senza parlare dei quotidiani negli scantinati anche di 40 anni fa. A Forlì il disastro è ancora peggiore: sott’acqua è andato il deposito del Seminario di via Lunga dove ci sono le cinquecentine (libri stampati nel XVI secolo) e il deposito di via Asiago dove si trova l’archivio edilizio del Comune insieme ad alcuni fondi storici della biblioteca Saffi e materiali dei musei civici. Non è ancora chiaro il dramma ma si tratta di incunaboli, cinquecentine, seicentine. I danni culturali naturalmente non riguardano solamente le biblioteche. Francesco Costa del Post su Morning del 23 maggio ricorda bene molti di questi danni e quanto la seconda alluvione abbia sommerso tutto.

Ecco dove ci porta la fotografia: a “farci vedere”, ad “interrogarci”, a “renderci consapevoli”. Il nuovo rapporto di Christian Aid “Counting the cost 2022: a year of climate breakdown” ha identificato i dieci disastri naturali più costosi del 2022, influenzati dalla crisi climatica, e altri dieci tra i più devastanti, in termini umani e ambientali come: la tempesta Eunice in Europa, le alluvioni in Australia, in Sudafrica, in Pakistan, in Cina, in Africa occidentale, in Bangladesh con più di un milione di sfollati. Proprio dal Bangladesh arrivano molti esuli fino a noi. I danni ambientali inducono le persone a fuggire, a cercare riparo lasciandosi alle spalle tutta la loro vita, i loro beni.

In Italia, su Il Fatto Quotidiano, Giorgio Colombo scrive: “Non è una emergenza, è una crisi. Le alluvioni che hanno colpito l’Emilia- Romagna ne sono l’ultima manifestazione. Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini, Riccione e ancora Imola e Faenza: i fiumi rompono gli argini e le città finiscono sott’acqua, tra fango e morti.”

D’altronde i fiumi creano problemi se non si puliscono e non si dragano così come i boschi spesso lasciati diventare delle vere e proprie selve. Alcuni torrenti sono delle discariche con lavatrici, auto nonché la vegetazione che li rende inguardabili. L’inerzia in questi anni dello Stato per affrontare il dissesto idrogeologico è gravissima e forse ancora più immagini potrebbero sollevare più indignazione.

Allora come non prestare attenzione all’immagine di Silvia Camporesi e leggere ancora uno degli ultimi testi di accompagnamento trovato sempre su Instagram: “Via Sapinia, via Locchi, via Martiri delle Foibe. Se non arrivi fin lì non puoi capire l’entità del danno. I ragazzi sono incredibili, lavorano senza sosta, sono commoventi. C’è qualcuno, solo qualcuno, che mi guarda storto, forse pensa che dovrei impugnare una pala anche io invece di fare le foto. Accolgo lo sguardo e vado avanti, pensando che quando tutto il fango tornerà ad essere terra e ci lasceremo questa tragedia alle spalle, rimarranno i ricordi e le immagini”. 

Foto @Silvia Camporesi, Il colore del fango, Forlì maggio 2023

Silvia Camporesi

Biografia

Silvia Camporesi (1973), laureata in filosofia, negli ultimi anni la sua ricerca è dedicata al paesaggio italiano. Dal 2004 ha esposto in Italia in numerose mostre personali, fra cui si ricordano: Dance dance dance (MAR di Ravenna, 2007); Planasia (Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia, 2014); Genius Loci (MAC di Lissone, 2017). Tra le personali tenute all’estero si ricordano: À perte de vue (Chambre Blanche, Quebec, 2011); Atlas Italiae (Abbaye de Neumünster, Lussemburgo, 2015; Art Musing, Mumbai, 2017; Desfours Palace, Praga, 2018). Fra le collettive ha partecipato a: Con gli occhi, con la testa, col cuore (MART di Rovereto, 2012); Italia inside out (Palazzo della Ragione, Milano, 2015); Extraordinary visions (MAXXI, Roma, 2016; Kolkata Centre, Calcutta, 2019); The Quest for Happines (Serlachius Museum, Mänttä, Finlandia, 2019-2020); Italia in-attesa. Dodici racconti fotografici (Palazzo Barberini, Roma, 2021). Nel 2007 ha vinto il Premio Celeste per la fotografia; nel 2010 del Premio Terna. Ha vinto il premio Francesco Fabbri per la fotografia nel 2013, il premio Rotary di Artefiera 2015, il Premio BNL 2016 e il Premio Cantica21 nel 2021. Ha pubblicato otto libri, affiancando l’attività artistica all’insegnamento. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra le quali: MAXXI, Roma; Collezione Farnesina, Roma; MART, Rovereto; MAC Lissone, Gruppo BNL, Milano.

Dal 2020 ha realizzato diverse campagne fotografiche commissionate da enti pubblici come MAXXI, Ministero della cultura, Direzione Generale della Creatività Contemporanea (DGCC) .


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