Con Failed it!, Erik Kessels celebra l’imperfezione e il fallimento, l’importanza degli errori nel processo creativo e come, inaspettatamente, lo possono arricchire.
In parte si struttura come un libro fotografico e in parte come una guida per incoraggiare a fare errori, decostruendo l’idea che abbiamo di fallimento, e la conseguente paura di fallire.
La cosa interessante è che il libro stesso è costruito come un “errore”: la copertina posteriore si trova al posto della copertina anteriore e viceversa. Il dorso non è dove dovrebbe essere e le pagine di apertura sono alla fine. Sfogliando il volume, troviamo svariati esempi di errori (o presunti tali) che hanno fatto la storia nell’arte, nel design, nella fotografia, nell’architettura, che vogliono ispirare e incoraggiare i creativi ad abbracciare e celebrare i propri errori, lasciandosi liberi di sperimentare. Gli errori aiutano a trovare nuovi modi di pensare e soluzioni innovative, cambiando la percezione e suggerendo nuovi modi di guardare le cose.
“Come trasformare errori stupidi in idee brillanti e altri consigli per sbagliare con successo”, dice Kessels che vuole ispirare e incoraggiare a infrangere le regole, soprattutto chi ha paura di farlo. Gli errori possono essere il primo passo verso qualcosa di molto più grande. Riporta l’esempio di Apple che nel 1993 ha lanciato il palmare Newton, che inizialmente non ha avuto molto successo. Tuttavia, si è rivelato essere l’idea portante dello sviluppo di un altro prodotto che 14 anni dopo è stato acclamato come la grande rivoluzione. Non serve neanche dire che parliamo dell’iPhone.
“Solo perché qualcosa non è in linea con il nostro obiettivo originale non significa che il risultato (imprevisto) non finirà per essere un colpo di genio“.
Coca-Cola e il pacemaker hanno avuto storie simili: inizialmente degli errori che hanno portato a qualcosa di inaspettato, poi divenuti un successo. La Coca-Cola, ad esempio, è nata come sciroppo per i disturbi digestivi. Sebbene non abbia avuto successo per questo scopo, in breve tempo è diventata una delle bevande più famose al mondo. Invece il professor Wilson Greatbatch, inserendo un meccanismo di registrazione sbagliato per il battito cardiaco, pone le basi per l’invenzione del pacemaker, strumento che salverà la vita di milioni di persone.
Photoshop è lo strumento di progettazione grafica e fotografica di Adobe. È uno dei prodotti digitali più popolari al mondo per la rimozione delle “imperfezioni“. L’artista Lucas Blalock, parte proprio dall’imperfezione e dall’errore, servendosi degli strumenti di Photoshop, concepiti per migliorare difetti e creare immagini poco realistiche, per ribaltarne la funzione: crea immagini nuove e surreali basate sulle imperfezioni invece di mascherarle.
“Il perfetto è il nemico del bene. Liberati dalla tirannia della perfezione!“
Barry Van der Rijt, con la sua serie Exquisite Errors (2015) trasforma i glitch in opere d’arte, rendendo così omaggio al “problema” . Dieci anni fa l’artista è stato diagnosticato con ADHD. Exquisite Errors mostra proprio che il “disordine” può produrre un progetto affascinante. In due anni ha creato, ossessivamente, centinaia di immagini errate, sfruttando i cosiddetti errori di codec. Effettuando deliberate distorsioni nella riproduzione di una pellicola digitale, sono emerse una serie di bellissime “deviazioni“.
Ispirandosi al DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali che definisce più di trecento disturbi mentali e prescrive come diagnosticarli, l’artista classifica le sue immagini. La grande differenza con il DSM, tuttavia, è che tutti i “disturbi” sono etichettati non negativamente ma positivamente.
Barry van der Rijt fa una dichiarazione potente con il suo lavoro. Non solo abbraccia la bellezza del “disordine”, ma ne sottolinea anche l’importanza, riflettendo in questo modo su un discorso più ampio: il bisogno della società di categorizzare come malattia qualsiasi deviazione dalla norma.
Ogni presunto errore, ogni singola imprecisione e ogni singolo risultato non in linea con le nostre aspettative possono trasformarsi in qualcosa di interessante se impariamo come canalizzarli e come identificare un’opportunità. Invece di essere ossessionati dalla perfezione, dovremmo lasciare che i nostri errori si evolvano. Potremmo ottenere un risultato inaspettato, nonostante esso devi dalla norma e non faccia ciò che ci si aspetta o ciò che si sperava di ottenere.
Matt Stuart nella serie Photographs (2004-2010) ha il dono di prevedere l’imprevedibile. Il suo occhio si posa sempre su situazioni improbabili, creando immagini esilaranti che delineano l’importanza di non prendersi troppo sul serio.
Joan Fontcuberta in Costellazioni (1993) si interroga sui confini di verità e finzione, di scienza e arte portandoci a mettere in dubbio la veridicità di quel che vediamo. Crea immagini che sembrano della Nasa, ma in realtà queste costellazioni non esistono. Nonostante la moltitudine di coordinate, titoli evocativi e dati scientifici che accompagnano le immagini, MIN 42: ORION (NGC 1976) AR 05 h 35, 4 mn D – 05”27′ ad esempio, queste costellazioni sono in realtà corpi schiacciati di insetti e sporcizia accumulata sul parabrezza della sua auto (ricoperta di carta fotosensibile). Il significato dell’immagine dipende, oggi più che mai, dalla costellazione di intenzioni che gravano su di essa.
Heike Bollig in Errors of Production (2004-2016) indaga l’idea di fabbrica come il tempio moderno della perfezione, dove tutti gli oggetti vengono prodotti in serie uguali e perfette, grazie a robot e automatismi. Tuttavia, i robot commettono anche errori e producono oggetti difettosi ma meravigliosamente interessanti proprio per questo motivo. Spesso questi difetti non vedono la luce del giorno ma quando ciò avviene si può far caso a quanto questi oggetti diventano magici per la loro imperfezione.
“Gioca con qualcosa di ordinario e rendilo straordinario. Non preoccuparti di cosa potresti distruggere; pensa a cosa stai creando.”
Questo libro è un invito a mettere in discussione i preconcetti e a guardare due volte perché la verità esiste solamente per essere messa in discussione e contestata.
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