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Dove qualcosa manca di Francesca Zanette – I superflui RFB

di PHocus Magazine

1958. In un paesino delle Prealpi venete, Caterina e Pietro gestiscono un emporio colorato, snodo di incontri e punto di ritrovo per discussioni animate. Qui hanno ricostruito il loro presente dopo la guerra; sono gli anni che danno il via al boom economico, anni in cui i ricordi si fanno pesanti se confrontati alla velocità con la quale il mondo sta cambiando.
Gli abitanti del paese pensano di averne vissute abbastanza di tragedie. Lo pensa Caterina, suo fratello Carlo, la Enza, sarta pettegola ma saggia; lo pensa la signora Battistini con il gomito appoggiato al tavolino della pensioncina che gestisce. Ne è certo Valerio che ogni mattina porta il latte alla bottega di Caterina e Pietro, mentre chiede le novità sulla politica perché, dice, dove abita lui le radio non prendono.
Tuttavia, nonostante l’apparente serenità, la storia personale di Caterina e della sua famiglia è piena di cose non dette. Come le leggi del tempo ricordano, quello che rimane irrisolto nel passato continua a tornare nel presente.
In Dove qualcosa manca il passato, che si ripresenta nella bottega di Caterina dopo anni di tranquillità, si chiama Matthias Rubl, ex tenente della Wehrmacht, troppo umano perché in paese possa essere considerato sincero.
Da questo momento nulla è più come prima. Tornano i ricordi e le verità nascoste. Gli equilibri in paese saltano e risorgono antiche gelosie.
In un continuo avanti e indietro nel tempo tra il ’44 e il ’58, si sveleranno drammi personali, scelte difficili, incontri e re- incontri, episodi di impegno nella Resistenza.
Caterina si rende conto, rivivendo quel passato multiforme e sfaccettato, che la guerra ha cambiato tutti, che nel puzzle del passato mancano dei pezzi, un paio di tasselli che non le permettono di essere felice.
Per poter uscire da questi momenti di tensione, Caterina dovrà però scontrarsi con i pettegolezzi, con i pregiudizi suoi e dei suoi compaesani, uscire allo scoperto e affrontare le verità che sono rimaste nascoste. Non ci sono scorciatoie per il passato se non percorrere i passi che portano al presente.

Appoggiato al muro, Aldo osservava il via vai di soldati sul suo cortile. Trasportavano cose. Dalla mattina alla sera, in continuazione, prendevano qualcosa da un posto e la mettevano in un altro. Scosse la testa.
Un-due-un-due, calpestavano il campo di suo padre, di suo nonno e del nonno di suo nonno. Aldo guardava i loro scarponi chiedendosi se la colza sarebbe più ricresciuta. Passava la pietra cote dalla destra alla sinistra, dalla sinistra alla destra.
Non c’era nulla da falciare, solo così, perché tenerla in mano lo faceva sentire meglio; era di suo padre.
Due anni oggi che bevete il mio latte, pensò a denti stretti. L’ufficiale che saliva sulla camionetta accennò a un saluto nella sua direzione. Era lo stesso che allora gli puntò contro il fucile: non facessero tante storie, serviva un posto per le esercitazioni. Altrimenti? Meglio non saperlo, basta! Dovevano ringraziare: non requisivano la vacca solo per intercessione del podestà e Raus! Anzi, si procurasse di corsa la tessera fascista, ché si accorsero che non l’aveva mai avuta.
Aldo sputò a terra; chiedere permesso per far l’amore con tua moglie, un continuo: «Alt! Chi va là?», vivere con la paura nelle braghe da mattina a sera. Estirpò un ciuffo di tarassaco e lo lanciò lontano. «Va in mona!», esclamò, al cielo e al tarassaco.

Altrimenti? Meglio non saperlo, basta!

Attendere che entri un cliente non è come aspettare il treno o la morosa. Fissare la porta del negozio è tempo senza scopo. Ricorda il fallimento. Pietro non era bravo a far passare le ore. Cominciò a contare la gente che sfilava davanti alla vetrina. Dopodiché passò a contare quante donne e quanti uomini, quanti con il cappello, quanti senza. Si alzava. Si sedeva. Si alzava. Riordinava cose già in ordine, spolverava distratto. Talvolta parlava da solo, sottovoce. Spiegava all’affettatrice Oerlikon che bisognava lasciar correre, per non fare la guerra. Tutto era andato per il verso sbagliato, l’avevano presa di mira e ora ne pagava le conseguenze, poteva capitare a qualcun altro e invece era toccato a loro. Lui certamente era dalla parte di Caterina. Bella e cocciuta. Sorrideva. Cocciuta eccome! Allargava le braccia. Una Dorigo, d’altronde. Questione di principio: morire piuttosto che cedere di mezzo punto. Sarebbe bastato, che ne so, chiedere a don Fulvio che intercedesse. Oppure invitare Lidia per un tè, raccontarle una versione diversa dei fatti, farle una confidenza che si voleva circolasse. In fin dei conti, non si trattava di piegare la schiena all’ingiustizia, ma solo di trovare un modo per vendere la carne prima che fosse ora di buttarla.

Morire piuttosto che cedere di mezzo punto.

RECENSIONI

Interessante vedere come un’autrice giovanissima riesca ad immergersi perfettamente in un linguaggio e in un modo di pensare appartenenti ad un passato a lei lontano, e come riesca a farlo brillantemente, facendoti sentire completamente immerso e parte di quel momento storico, di quel territorio.

The bookadvisor

A partire da una attenta ricostruzione storica degli anni della Resistenza, prende vita una storia antieroica e attuale in cui tanto i protagonisti quanto le figure secondarie si muovono con una umanità pulsante e una sapiente tridimensionalità.

Roma Daily News

Di questo mondo già tanto ci è stato detto e tanto ci è stato raccontato ma Francesca si gioca la carta dell’empatia, della narrazione schietta, raccontandoci una storia di persone vere, persone in cui possiamo riconoscere un nonno, un parente, un compagno e la voglia di tornare su queste pagine attinge dallo stessa suggestione che si prova mettendo piede in una bottega di provincia, con l’odore del pane appena sfornato e una stecca di liquirizia tra i denti. Cose semplici, cose destinate a restare.

Satisfiction

Si ha l’impressione di essere davanti ai personaggi e di vederli scossi fisicamente dall’intensità delle sensazioni. Queste salgono su per la gola, tolgono il respiro, fanno sudare, piangere e abbracciare. E questo vale sia per i personaggi sia per noi lettori.

Restart Reading

Francesca Zanette, nata a Belluno nel 1982, lavora nel campo del marketing e della comunicazione visiva come libera professionista. Ha all’attivo diverse esposizioni di progetti artistici, in mostre collettive e personali, e la pubblicazione di racconti su riviste online e cartacee.
Nel 2019 partecipa al contest letterario organizzato da Tuga Edizioni e readerforblind con il racconto Ctrl. Alt. Canc., arrivando finalista e aggiudicandosi la pubblicazione nell’antologia Vite sottopelle. Racconti sull’identità, che vedrà la luce alla fine di quello stesso anno. Dove qualcosa manca è il suo primo romanzo.

Dove qualcosa manca di Francesca Zanette - I superflui RFB

casa editrice: readerforblind collana di narrativa contemporanea: I superflui f.to 14x18/ pp 236 17 euro data di uscita: 25 febbraio 2022 ISBN: 978-88-945998-9-3 www.readerforblind.com

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