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Dio è morto a Hiroshima e la fotografia del fiore di Loto l’ha sotterrato a Nagasaki (Parte II)

di Pino Bertelli

Il solo anarchico sconfitto ma non vinto, è quello ucciso! E poi non è così tanto facile cancellare i suoi principi di fratellanza, uguaglianza e libertà!”.

(Un clochard ubriacone di buona famiglia, aveva studiato economia politica alla Bocconi e per questo aveva scelto la strada, dove è morto di freddo sotto i portici dell’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano).

Dissolvenza sul nero.

Non c’è una via per conoscere la fotografia, la fotografia è la via… quando la fotografia spacca tutte le credulità e denuncia la violenza impunita dei potenti, spezza anche tutti i legami con la soggezione teologale dei governi, delle fedi, delle ideologie e compie un primo passo sulla via del risveglio… poiché nessuna cosa vivente deve essere uccisa, non il più piccolo animale o insetto, perché ogni vita è sacra, diceva quello che prendeva le elemosine in un cranio d’uomo… qualcuno lo chiamava Buddha! Ogni fotografia è una goccia di verità a fianco degli ultimi o inganno a compiacenza degli stolti… Dio è morto a Hiroshima e la fotografia del fiore di Loto l’ha sotterrato a Nagasaki, e lì c’e rimasto nell’impudore della sua storia!

Il 6 agosto del 1945, tre bombardieri americani B-29, Enola Gay (quello che aveva il compito di sganciare la prima bomba atomica della storia), Great Artiste (dove gli scienziati analizzavano l’operazione) e Dimples 91 (che si occupava delle riprese cinematografiche)…assistettero tra inorriditi e affascinati all’ondata di distruzione sprigionata da una nuvola gigantesca a forma di fungo sulla città di Hiroshima… c’è da dire che la Germania si era arresa il 7 maggio 1945 e l’Italia fascista aveva cambiato padrone… prima stava col nazismo, ora con gli Alleati… il “Little Boy” (“Piccolo bambino”) esplose con una potenza di 13 mila tonnellate di tritolo, facendo sull’istante 80 mila vittime che divennero 350 mila entro la fine dell’anno, e ancora migliaia in quelli successivi. Il 9 agosto ci fu la replica su Nagasaki… i trucidati furono più di 200 mila… le bombe atomiche sul Giappone chiudevano l’ultima pagina della Seconda guerra mondiale che, come sappiamo, era come sparare agli usignoli mezzi morti dal freddo nei parchi pubblici!

Hiroshima, 6 agosto del 1945

La fotografia, leggera, tra noi, amore mio… è forse il modo migliore per avvicinarsi agli altri e invitarli a riflettere sulle nostre sconfitte o giubilare sulle possibilità che gli uomini, le donne hanno di rigettare il falso a favore dell’autentico… quantomeno di riconoscere che la munificenza della civiltà spettacolare si fonda sulla cattività che la sottende… le fotografie di Hiroshima e Nagasaki sono più vicine all’amore o alla parola che le schiude dall’imbarazzo di barattare terrori inconcepibili con i fraseggi da tribuna… fuori dai rituali religiosi, politici o istituzionali disseminati sui sagrati dei vinti e dei vincitori… e contro le spartizioni delle ricchezze di questo o quel Paese sconfitto… quelli che erano nemici, subito dopo si trascolorano in alleati e oppressori dei medesimi sfruttati di prima! “La pietà? Frugate le cattedrali: solo gli schiocchi continuano a inginocchiarvisi” (E.M. Cioran)! La ragione? La trovate impiccata agli sportelli delle banche! La verità? La bellezza? La libertà? … sono tutte concessioni dei padroni dell’immaginario che hanno fatto della disonestà, del raggiro e del servaggio i covi della loro inveterata disumanità.

La fotografia non mente, mai! … ecco perché non è solo riservata al poeta o al citrullo… crede in ciò di cui bisogna credere e quando è impostura, tradimento o adulazione, mostra il fanatismo, l’ottimismo o il trionfo da tarati… basta niente, basta poco o forse nemmeno importa fare-fotografia per affermare, tremando, che quando si promette tutto, non si offre nulla al dolore infinito che il tempo dei saprofiti divora! Occorre comprendere dunque… che la fotografia è una grammatica né mite né crudele, facilita l’ingiuria quanto la bellezza che contiene il vero e il falso, nell’imperfezione di un’altra verità!… è indecoroso fare il fotografo, quanto il ruffiano o il sacrestano… poiché quasi sempre è un benefattore o bravaccio di qualche regno!… almeno Don Chisciotte s’inventava le proprie sconfitte, senza mai permettere ai giganti della brutalità di ucciderlo!… gli abatini della fotografia s’ammonticchiano sulla buffoneria degli incompresi o dei suggeritori di facezie, e finiscono comicamente su ribalte di seconda mano! I maestri non mancano a nessuna replica… tormentati dagli applausi si strozzano sul trompe-l’oeil della sciocchezza… incapaci di capire che solo i cattivi fotografi sono liberi, perché non appartengono a niente e a nessuno, né allo Stato, né a Dio, né alla società! Ommadonna! L’abbiamo detta grossa!… sento già l’abbaiare dei cani poliziotti!… e l’agitazione degli ottimisti obbligatori… è qui che mi assale la malinconia per le pignatte degli anarchici di fine ‘800… che un senso ce l’avevano… quello di far saltare in aria la biancheria intima dei palafrenieri dell’autoritarismo… decisamente erano degli eccentrici che non avevano   vergogna di sé… non temevano i fallimenti, nemmeno davanti alle prime macchine fotografiche… venivano sempre un po’ male, sulla ghigliottina o fucilati e buttati nelle bare di legno povero, come i Comunardi!… i pensatori acuti ne tengono di gran conto di questi sovversivi senza rimpianti!… poiché a giudicarla dalle immagini dei genocidi che ha prodotto, la nostra epoca sarà stata tutto, tranne che intelligente!

[Continua…]

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