Bisogna aver in sé il caos per partorire una stella danzante… Ciò che non mi distrugge mi rende più forte… Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male… Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo gli altri.
Friedrich Nietzsche
I. Storiella apocrifa sulla filosofia del fiore di Loto
Dissolvenza sul blu.
C’era una volta e una volta non c’era il fiore di Loto… in principio nasce nell’Asia antica… poi si è sparso un po’ ovunque, più ancora dove vuole… è il fiore più antico del mondo — 0ttanta milioni di anni fa — dicono gli studiosi di scribi-amanuensi, quelli che prima dell’invenzione della stampa copiavano manoscritti e discorsi orali, naturalmente al servizio dei potentati del tempo, anche le donne (invero poche) facevano parte di questa categoria… gli scribi erano uomini liberi, gli amanuensi, generalmente, schiavi —.

Il fiore di Loto ancora fiorisce là dove l’ambiente esterno vorrebbe schiacciarlo… per chi lo ama prende il significato di purezza ed elevazione spirituale… per altri, sognatori senza livrea, vagabondi delle stelle o giardinieri di anime belle… è una visione di perfezione, eleganza, bellezza e grazia… contiene tutto il cielo e tutta la terra… anche la fame, la sete degli uomini, delle donne, dei bambini, dei folli, dei poeti… e chi inciampa nella vita, la sua allegrezza lo aiuta a rialzarsi… porta in sé l’oblìo di saggezze ancestrali e creazione di valori che hanno a che vedere con la rivoluzione dell’umano!
Il fiore di Loto risponde a una filosofia dell’identità, a una scrittura passionale, a una perfettibilità del vivere che respinge le diseguaglianze sociali… chi lo raccoglie o le depone nel proprio viatico verso la completezza di sé, lo considera sacro… le grandi foglie rosa, rosse, gialle e bianche lo mantengono pulito… la sua leggiadra bellezza emana un profumo misterico, avvolgente, quasi angelico… le sue radici sono immerse nell’acqua sporca di fiumi, laghi, stagni, paludi, pozze, tra sassi, pesci dispettosi e insetti maliziosi… il seme maltrattato, ammaccato, trafitto… si apre solo quando vuole debuttare sulla madre terra… e lì germoglia e sboccia in promesse d’amore che aiutano a superare avversità, perdite, malattie, ostacoli della vita… riesce a raggiungere la luce e donare, a chi lo vuole, la sacralità dell’eterno che si fa liuto, canto, officina!… raccoglie in sé le cadute, il rialzarsi ed effonde orizzonti in gocce di rugiada… il fiore di Loto non ha patria né simulacri da dispensare, tantomeno confessioni e assoluzioni da imporre… il suo insegnamento di pace non insegna, avvolge di verità meteche l’essenziale, dove ogni parola diventa azione e ogni allievo è un allievo di troppo!… nessuno salva nessuno, ci si salva insieme! E poi i sommersi e i salvati non hanno scampo… o si libera la mente da tutte le scorie imposte dall’oppressione dell’uomo sull’uomo o il cuore muore in sommari di decomposizione!
Anche per quelli che smarriscono mille volte la strada trovano nei petali del fiore di Loto, accoglienza, condivisione, amorevolezza… né santi né peccatori, ma persone che attraversa- no le parole e ne fanno ghirlande d’amore lanciate nel vento… è un fiore di pace e dove regna la pace là c’è giustizia!.. quando fiorisce si apre alla comprensione profonda e potente dell’esistenza! Migliaia di fuochi possono essere accesi da un singolo fuoco e la luce del fuoco è la medesima ovunque… getta nella cenere, guadagni, esaltazioni e reputazioni… a volte basta accendere un fuoco d’amore dentro di noi, perché tutto intorno a noi muti… lo stolto ammira l’incendio, il giusto ci cuoce il pane e lo spezza con chi non ne ha! I castelli sono costruiti sulla sabbia, le capanne sulla roccia… basta dare fuoco ai castelli e portare la sua luce alle capanne, poiché la conoscenza nasce dal fuoco interiore e lì ritorna nell’arte di gioire!
Il profumo inebriante del fiore di Loto soffia dove vuole e ne senti la dolcezza, ti avvolge fin dentro il corpo, il cuore, l’anima, ma non sai da dove viene né dove va… e si ritrova perfino nei desideri, nei piaceri, nei sogni di tutti quelli che preferiscono dare invece che ricevere… e trascolorare tutte le avversità nello stupore e nella meraviglia… va da sé… se quel Buddha (o il Risvegliato) ne ha fatto un pensiero universale (disseminato nel Sutra del Loto) e disposto ne I pilastri del sapere, La retta cognizione, Il modo di vivere, Lo stolto e il savio che sono alla base di tutte le illuminazioni che portano alla letizia, senza possedere alcun bene, dell’uomo appassionato!
Allora il Buddha si voltò verso i suoi discepoli e donò loro le sue ultime parole: “Imparate che ogni vita è soggetta a questa legge; quando la luce della conoscenza avrà disperso le tenebre dell’ignoranza, quando ogni esistenza sarà stata vista come senza sostanza, la pace scaturirà proprio nel momento in cui la vita giunge al termine; sembrerà che una lunga malattia sia vicina ad essere guarita” (Pierre Crépon, I fiori del Buddha, Red Edizioni, 1995)
Oh!… cazzo!… qui riconosco quanto diceva il mio maestro in anarchia, Pëtr Alekseevič Kropotkin ne Il mutuo appoggio, Pierre-Joseph Proudhon di Che cos’è la proprietà? o Emma Goldmann in Anarchia, femminismo e altri saggi… e cioè che l’odio si alleva nell’odio e la preparazione al risveglio degli uomini passa dalle passioni e dai desideri che illuminano la ribellione delle genti… siccome “autorità e servilismo vanno sempre di pari passo” (Pëtr A. Kropotkin), bisogna contrastare tutto ciò che procura tormento e cercare il piacere di vivere tra liberi e uguali!
Per chi come me è nato nella pubblica via e non si è fatto mancare nulla in fatto d’insuccessi, resurrezioni e perfino di sovversioni non sospette dell’immaginario disperso tra i baci al pro- fumo di tiglio e l’odore della dinamite… l’assunzione del fiore di Loto come metafora, metonimia o utopia… corrisponde ad un atto sacrilego commesso contro il prontuario bifido delle religioni monoteiste, dei partiti, dei governi e financo dei glossatori di speranze, salvezze e licenze al conforme… tutta gente che ci ha fatto crescere quel tanto d’indignazione da farci scampare al consenso, al successo e al bidet… è imperdonabile che anche le teste più fini non siano inclini a comprendere che ascoltare le lacrime secolari degli ultimi è un aiuto più importante dei vangeli… almeno suscitano una qualche riprovazione contro la barbarie dei buoni sentimenti!
A nostro disdoro, va detto. Sono l’agnostico più disadattato tra i disadattati che ho incontrato e anche il più incline al rovesciamento di prospettiva di un mondo rovesciato, senza onori, né gloria, né conferimenti economici… le statue nei parchi le lasciamo a quel re, quel tiranno o a quell’eroe o santo… che per eguagliare Dio hanno prodotto bagni di sangue innocente… senza riscuotere il solito imperituro tripudio… in questa disancorata marginalità che m’accompagna sulla lama affilata dell’utopia, credo che possa essere più povera di me soltanto una puttana sfiorita, senza più clienti… mi sembra di sentire qualcosa di affine più col silenzio nobile di questo fiore che irradia conoscenza, vitalità e amore, che con la fermentazione, le scorie, la feccia della civiltà dello spettacolo, dove i ricchi si fanno più ricchi e violenti, gli impoveriti più servi e umiliati. Il mistero alchemico di un fiore, dunque, può aiutare a liberare tutto quello che viene soggiogato nelle morali, nei codici, nei pregiudizi e soprattutto a disvelare tutto quello che si detesta… lo dirò chiaro… se non avessi conosciuto il profumo del fiore di Loto (o forse era una rosa di campo? o una stella blu tra la finestra e il cielo?), visto i ciliegi in fiore e danzato Non, je ne regrette rien con quella ragazza francese sulle barricate di un Maggio indimenticabile (che prese il mio basco e l’appese a una nuvola)… sarei potuto diventare un assassino delle “buone intenzioni”… ma non tutti hanno avuto la fortuna di nascere nei pidocchi e passare un’infanzia povera ma pazzamente felice!
Che c’entra il fiore di Loto con la fotografia? Nulla credo! o forse molto! Come la musica di Mozart in un parlamento di iene e barboncini! I libri, le fotografie, i film e ogni forma d’arte non servono a niente se si digeriscono come si legge un giornale, si fa una preghiera o si canta un inno nazionale… ogni situazione del comunicare deve frugare nelle ferite della propria epoca, allargarle, essere un pericolo o attentare al dizionario criminogeno dell’ordinamento che ne detta le corone di spine… altrimenti è un’opera fallita!
[Continua…]
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Pino Bertelli è nato in una città-fabbrica della Toscana, tra Il mio corpo ti scalderà e Roma città aperta. Dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su tematiche della diversità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, della migrazione, della libertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia possibile. È uno dei punti centrali della critica radicale neo-situazionista italiana.
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