Di sguincio – che significa di traverso, di traverso o visto con la coda dell’occhio – riunisce più di cento fotografie in bianco e nero realizzate da Guido Guidi con fotocamere di piccolo formato tra il 1969 e il 1981. Queste immagini registrano i primi dialoghi sperimentali tra Guidi e la sua macchina fotografica: realizzati senza guardare attraverso il mirino e illuminati con un flash luminoso, catturano persone, corpi, gesti, eventi minori e frammenti di spazio in momenti di incontro improvviso e anche abrasivo. Sebbene formalmente severi e persino al limite dell’astratto, documentano persone e luoghi a portata di mano: la sua casa di famiglia a Cesena; amici con cui condivideva un appartamento a Treviso; colleghi dell’Istituto di Architettura dell’Università di Venezia – formando affettuose opere personali che esplorano la tensione performativa al centro delle immagini.
Questo libro riproduce le stampe di Guidi dell’epoca, con il loro forte contrasto, la sfocatura e la definizione insolite e le annotazioni manoscritte oblique, a volte indistinguibili. Evocando le gioie dell’invenzione e della collaborazione all’inizio di una carriera artistica, questi frammenti riflettono ugualmente il tumulto psicologico, sociale e politico dell’Italia in un’epoca di crisi e contestazione dei valori sociali, metabolizzando le influenze del neorealismo e del postmodernismo nella ricerca di nuove forme. Il tema fotografico fondamentale del tempo – così come viene registrato, vissuto e manipolato – è la loro sfuggente costante. Con Di sguincio , scopriamo una serie di anti-documenti o record anacronistici – timbrati, annotati e talvolta invecchiati artificialmente – che commentano ironicamente le affermazioni di verità della fotografia e rivelano le basi di un impegno per tutta la vita con le possibilità del mezzo.
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