Bio
Cristiano Volk è un fotografo italiano che vive e lavora in una piccola città chiamata Staran-zano nell’Italia nord-orientale. Dopo un breve periodo di studio presso lo Spazio Labo’ di Bologna, ha lavorato con artisti come Massimo Mastrorillo alla Door Academy e Federico Clavarino. Le sue opere manifestano una visione critica su numerosi temi di carattere sociale, politico e culturale, in particolare l’autore esplora il modo in cui gli esseri umani si relazionano agli spazi (sia culturali che geografici) in cui vivono.
Tra i progetti realizzati, Sinking Stone sul turismo a Venezia, Mélaina Cholé sul disturbo depressivo maggiore e Laissez-Faire sul tema del consumismo e del denaro. Il progetto Sinking Stone ha ricevuto lo Slideluck Jason Fulford Award Gazebook nel 2017, nel 2019 è stato pubblicato da Witty Books e, alla fine dello stesso anno, è stato selezionato dalla rivista American Suburb X tra i migliori libri fotografici dell’anno. Nel 2020 il suo secondo libro Mélaina Chole è stato pubblicato dalla casa editrice americana Yoffy Press e premiato dalle riviste Internazionale, Photobookstore e Photobook Journal. Volk è rappresentato dall’agenzia londinese Millennium Images. È stato insignito del FRESH EYES TALENT 2020, premio sponsorizzato da GUP Magazine.
FRESH EYES presenta i 100 migliori fotografi europei emergenti dell’anno. Nel giugno 2020 è stato selezionato tra i finalisti del COMBAT prize. Dal 2021 le sue opere fanno parte della collezione d’arte Vontobel di Zurigo che conserva, tra le altre, opere di Paul Graham e Viviane Sassen. Il suo recente lavoro Laissez-faire (2021) ha vinto il prestigioso Prix Levallois ed è stato selezionato tra i vincitori della call New Visions di Cortona on The Move, dell’Helsinki Photo Festival e di Images Gibellina, nonché finalista dei Discovery Awards. Il progetto è stato pubblicato anche su Marie Claire Italia ed esposto in Italia, Francia, Finlandia e Portogallo. Nel 2022 è uscito in forma di libro edito da FW:Books.
Lasseiz-Faire
Laissez-Faire Immagina una vita vissuta sotto il bagliore della luce del giorno artificiale, dove la realtà non è vissuta direttamente, ma mediata attraverso gli schermi. Immagina un mondo così densamente interconnesso che tutte le distinzioni con cui abbiamo imparato a dare un senso al tempo e al luogo – interno ed esterno, privato e pubblico, giorno e notte – sono crollate in un’unica alluci-nazione color neon. Immagina l’alienazione collettiva di miliardi di soggetti congiunti il cui unico scopo è fungere da veicoli per lo scambio di merci. Questo è il mondo descritto nel Laissez-Faire di Cristiano Volk. Può sembrare un futuro distopico, ma è il nostro presente. I mirini entro i quali potremmo concentrare queste osservazioni, tuttavia, sono quelli storici. L’opera di Volk prende il titolo da idee che esistono dal diciottesimo secolo. Il capitalismo Laissez-faire ha le sue radici nella dottrina dell’economista politico Adam Smith secondo cui il comportamento eco-nomico umano era soggetto a un ordine naturale sottostante che sarebbe stato corrotto da qualsiasi forma di regolamentazione. Lasciati agire nel pro-prio interesse, sosteneva Smith, individui e gruppi sceglierebbero natural-mente la strada che porterebbe anche la massima prosperità e felicità alla società nel suo insieme. Come la natura stessa, il capitalismo laissez faire è immaginato come un sistema di autoregolazione.
Sinking Stone
Attingendo dalla tradizione del teatro barocco, della scultura, dell’architettura e della pittura della Serenissima, le fotografie di Cristiano Volk brillano di una luce severa sulle superfici contrastanti e sugli abitanti della città. Sinking Stone è il titolo del suo progetto, una moderna vanitas, che mostra entrambi i lati di Venezia – una città frutto della sua magnifica storia e un’isola precaria, instabile che sprofonda nell’acqua. La costante invasione giornaliera dei turisti crea una sorta di teatro vivente, pieno di momenti e opportunità per il fotografo. Volk si concentra sul linguaggio del corpo, i gesti e le pose di queste persone che cercano disperatamente di fotografare, posare, registrare e di rubare un pezzo di città in modo grottesco, senza penetrarne mai veramente la superficie. Al tonalismo veneziano,- la tecnica pittorica dove la profondità veniva raggiunta mediante l’uso del colore -, l’autore si ispira per i suoi scatti, dove lo spazio illusionistico è costantemente messo alla prova da aree sovraesposte e angoli scomodi. La Venezia di Cristiano Volk appare come una maschera di Gorgone, un viso volgare, quasi travolgente che di sè rivela ben poco.
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