
Cercare di analizzare il lavoro di Cristian Ciamporcero, esige un uso descrittivo concettuale capace di mantenersi “integro” pur passando attraverso una analisi dissociante. Questo non perché le opere dell’artista siano in sé dissociate, ma per il fatto che derivano da multiple personalità unite in un solo “atto” visivo, una stampa fotografica, un’opera, attimo dopo attimo, finale e, al contempo, inizio di un nuovo universo. L’opera non mette solo insieme l’immagine dell’artista con le immagini di persone precedentemente fotografate, non si limita ad una sovrapposizione più o meno trasparente delle stesse, neanche si risolve in un lavoro di frammentazione e ricomposizione e tanto meno in un puzzle; l’opera è una manipolazione “visivo-genetica”. Ciamporcero con il suo lavoro fotografico cerca l’umanità e l’identità, che gli appartengono, in relazione a quelle degli “altri”, in un continuo trasformarsi del contesto spazio-temporale che rende difficile, se non impossibile, individuare contemporaneamente il luogo, la persona, ed il suo divenire. Cristian, inizia ad interessarsi alla ricerca sulla identità, già nella seconda metà degli anni ’90 usando la multimedialità attraverso un lavoro di manipolazione digitale. Dice l’artista sull’uso delle immagini di altre persone “… attraverso una sorta di performance teatrale, ricalco e mi approprio delle posizioni, delle espressioni, delle emozioni dei protagonisti e delle comparse. Per ogni posa assunta vengo fotografato in modo da potermi successivamente sostituire a tutti i personaggi rappresentati. Attraverso l’uso di programmi di fotoritocco scorporo dal fondo, altero, modifico ed infine sovrappongo le mie immagini all’opera originale fino a raggiungere una fusione/appropriamento con le vite raffigurate nei quadri da cui ho tratto spunto. La stampa fotografica di questa elaborazione digitale è l’opera”. Si parte da un “fermo immagine” per giungere attraverso un percorso di vita ad un altro “fermo immagine”; il percorso di vita appartiene solo all’artista, che pone un “velo” (quantistico?) steso ad impedire, più o meno volontariamente e comunque necessariamente, al soggetto fotografato, l’attore protagonista, la visione del percorso stesso. Così si crea un doppio, triplo, percorso di lettura dell’opera: un “bisogno” quasi solipsistico di Ciamporcero nell’appropriarsi, ricreandole, delle immagini e delle vite degli altri (la fotografia ruba l’anima di chi viene fotografato!); un lavoro di presa di coscienza dell’artista nell’appercepire il suo Io come una piccolissima parte della sua totalità, immersa nella totalità dell’esistente, e, alla fine, una rilettura/visione, con relativa scoperta, di altri possibili se stessi da parte dei soggetti fotografati. Cristian Ciamporcero si interroga sulla identità dell’individuo, ma invece di ottenere una risposta, viene sommerso da infinite possibili risposte, che lo obbligano in un Work in progress che non potrà avere fine. “Work in progress” è, peraltro, il titolo dell’ultimo lavoro che l’artista ha edito, per ora virtualmente, nell’anno corrente. La ricerca dell’identità, nel lavoro di Ciamporcero, passa anche attraverso il Nome, che, in uno degli immaginari collettivi, è impregnato di magia; la magia, in fin dei conti, contiene tutto ciò che non sappiamo (ancora) spiegare. Così l’artista con una istallazione interattiva, proposta per la prima volta nel 2012 presso la Galleria La Via Lattea di Torino e ancora nel 2012 a Torino negli spazi della Cavallerizza a latere di uno spettacolo teatrale sulla identità, propone “Ditemi chi non sono”, opera complessa che ha come “punto” focale l’immagine fotografica dell’artista e alcuni pannelli sui quali erano inizialmente riportati 27.840 nomi propri di persona appartenenti a ogni località geografica, ripetuti in loop audio da una voce femminile. Lʼinstallazione è stata concepita per interagire con il visitatore, il quale è invitato a cancellare, con un pennarello nero, uno o più nomi. L’artista è consapevole che prima o poi, tra quelli, potrà essere cancellato anche il proprio. L’opera può essere letta come una metafora (l’essenza) del destino umano: ogni uomo è una personalità distinta ed è contemporaneamente “moltitudine”, un “fondersi e confondersi” genetico. “Ditemi chi non sono” è un work in progress che sottolinea il nostro tempo “limitato”, ogni nome cancellato è una identità perduta, un essere umano che muore, alla fine tutti i nomi! L’installazione verrà ancora presentata finché tutti i nomi lì segnati, non saranno cancellati, in sintesi, diventerà “storia”. Forse, allora, Ciamporcero vivrà un attimo di agognata e rifiutata (paventata?) solitudine. Nell’opera di Cristian si può leggere anche una “deriva” più squisitamente “politica”, scrive su di lui Tiziana Motta “Questi sono tempi in cui tutti si sentono titolati a parlare di tutto, tempi dove siamo tutti economisti, immunologi, esperti di infrastrutture, di politiche europee. E allora, è più che mai attuale questa idea di mettersi sopra a tutti, facendo finta che combaciamo alla perfezione. Mi piacciono queste immagini nel loro mostrare come … non è detto che combaciamo alla perfezione. L’ironia e l’intelligenza di questo lavoro parlano di noi, oggi: l’immagine è straniante e fuorviante”. E sì, l’opera dell’artista può essere letta anche su una base sociopolitica, il tentativo di creare figure umane perfettamente coincidenti, ecco ancora il possibile solipsismo, in un unico perfetto “pensiero”, in una unica perfetta estetica, si infrange sul muro del reale. Ma questo Cristian Ciamporcero lo sa perfettamente, e ironicamente ammicca sorridente abitando a Torino.
Alcune sue esposizioni: 2014 “Biografia di un uomo senza importanza” – Elettroshock Galleria d’arte contemporanea, Torino; 2013 “Sottopelle” a cura di Toto Point – Elettroshock Galleria d’arte contemporanea, Torino; 2013 “Deposizione” a cura di Toto Point – La Via Lattea, Torino; 2012 “Ditemi chi non sono” a cura di Renata Panizzieri – Detenzioni Off – La Via Lattea, Torino; 2018 “L’artista con lo studio intorno” a cura dell’associazione Accaatelier – Torino; 2013 “ll corpo solitario l’autoscatto nella fotografia contemporanea” a cura di Giorgio Bonomi, Fusion Gallery – Torino; 2012 “Io espongo XVI” a cura dell’associazione Azimut, Torino.
Per informazioni: c.ciamporcero@gmail.com
Articolo pubblicato su OLIMPIA IN SCENA – Lo spettacolo è di tutti: https://olimpiainscena.it/
Didascalie:
1 – “Soggetto 0043”, manipolazione digitale stampa lamda, cm. 75×60, courtesy dell’artista
2 – “Soggetto 0046 – Precisazioni”, manipolazione digitale stampa lamda, cm. 268×347, courtesy dell’artista
No comment yet, add your voice below!