Cornici private
Pubblicare le foto di tuo figlio o tua figlia sui social è come appenderla in strada: i veri rischi dello sharenting.
Cornici Private è un progetto realizzato da cinque studenti dello IED che hanno deciso di riempire le strade di Testaccio a Roma con Immagini di bambini creati dall’intelligenza artificiale. L’obiettivo è sensibilizzare chi sceglie di pubblicare le immagini di minori sui social.
Secondo un’indagine della eSafety Commission australiana circa il 50% del materiale presente su siti pedopornografici proviene dai social.
Uno studio della SIP, Società Italiana di Pediatria del 2023, ha tradotto in numeri la tendenza. Ogni anno i genitori pubblicano 300 foto dei figli sui social, e prima del quinto compleanno ne hanno già condivise quasi 1.000. Eppure non sono solo fotografie innocenti. Bisogna ricordarci che è il contesto che crea il significato di ciò che mostriamo.
Bambini che mangiano, dormono, sorridono prima di entrare a scuola, spengono candeline, guardano in camera, mostrano il pallone della prima partita di calcio. La lista è lunga e per i genitori sono fotografie candide prive di ogni pensiero malsano. Basta scorrere sui social per inciampare in foto di minori intenti a fare mille cose diverse e a pubblicarle sono proprio i genitori.
Il fenomeno è diventato talmente diffuso da meritare un nome: sharenting. Contrazione di sharing (condivisione) e parenting (genitorialità), è stato battezzato ufficialmente a giugno 2022 dall’Oxford English Dictionary.
La blogger e scrittrice Selvaggia Lucarelli è intervenuta nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati:
“Spesso i giudici non sanno cosa sia lo sharenting. Per evitare tutto ciò a monte la Legge è assente. Un giornale piccolo con una bassa tiratura non può pubblicare foto dei minori, mentre un genitore può postare foto dei figli sui social in qualsiasi circostanza, per quello che definisco narcisismo della genitorialità o per monetizzare. Esistono genitori che fatturano sui contenuti dei figli. I figli diventano un capitale, l’immagine dei bambini diventa proprietà dei genitori”.
Lucarelli ha parlato anche di contenuti in cui i bambini sono ridicolizzati o sessualizzati: “Il traffico, le visualizzazioni, diventano moneta. La loro pagina può essere venduta alle aziende ad un prezzo più alto. I bambini servono a questo, e creano anche empatia, affetto e anche valore. Parlo del rischio di una notorietà non scelta e un’identità digitale non voluta che diventerà zavorra per i bambini. L’irreversibilità del fenomeno dovrebbe spingere il Governo ad agire”.
A fine marzo è stata presentata alla Camera un’altra proposta di legge, frutto, anche, del lavoro della giornalista e della social media strategist Serena Mazzini a firma Alleanza Verdi Sinistra.
Ed è proprio su questo argomento che nasce il progetto CORNICI PRIVATE.
Sugli scalini della Basilica dei Santi Pietro e Paolo a Roma, ad esempio, c’è una cornice con la foto di Mia, una bambina di 5 anni. Ha la bocca sporca di cioccolato e suo padre le ha scattato una foto mentre mangia un gelato. Sulla foto postata sui social c’è anche la geolocalizzazione: i due sono a Villa Pamphili. Ma attenzione, per fortuna Mia non esiste, la foto è stata generata con l’intelligenza artificiale, “ma potrebbe essere tua figlia” si legge sulla pagina a cui rimanda il qr code dietro la cornice.
Qual è il rischio?
Il rischio è di perdere il controllo di informazioni che potrebbero essere usate da terzi senza il consenso, anche per rintracciare i bambini. Parliamo quindi di violazione della privacy, impatto sulla reputazione e sorveglianza indesiderata e su furto di identità.
Obiettivo dell’iniziativa è offrire la comprensione della quantità di informazioni personali che diffondiamo spontaneamente e che diventano alla portata di tutti. “Abbiamo chiamato questo progetto Cornici Private” – spiegano i ragazzi Giorgia, Costanza, Francesca e Daniele – “per sottolineare che le foto dei bambini dovrebbero rimanere private, protette tra le mura domestiche e non esposte al pubblico indiscriminato dei social media”.
Il titolo “Cornici Private” gioca proprio su questo concetto: cornici che solitamente decorano le pareti di casa, private della loro intimità e posizionate in luoghi pubblici, le strade.
“All’inizio le persone si avvicinavano con timore o disagio, poi hanno iniziato a inquadrare il qr code (che rimanda al sito di Cornici Private), scattare foto, diffondere l’iniziativa” racconta una delle organizzatrici.
Il gruppo è formato da altre quattro studenti: Costanza Nastri, Francesca Verini, Giorgia Parisi, Daniele Stecconi – che dall’Eur a Testaccio hanno distribuito le cornici di bambini generati dall’IA. “Ci teniamo a sottolineare che l’intelligenza artificiale ha potuto realizzare queste fotografie grazie ai migliaia di contenuti già presenti online” spiegano gli studenti e anche questo è un argomento che andrebbe affrontato con molta serietà”.
Sul retro di ciascuna cornice è posizionata la scritta: “Metteresti tuo figlio per strada?”, una domanda che ha l’obiettivo di diffondere maggiore consapevolezza sull’utilizzo dei social. “Non mettere le foto di tuo figlio per strada, proteggilo” si legge aprendo inquadrando il qr code.
Occorre quindi un forte passaparola, spiegare e far desistere i genitori dal continuare questo gesto inappropriato e poco lungimirante, spiegare i molteplici rischi a cui li sottoponiamo, puntare l’indice sul fatto che le foto e i video pubblicati online possano diventare un problema per i bambini da adulti, anche se è ancora presto per sapere se e come questo avverrà visto che appunto i social si sono davvero diffusi da meno di quindici anni, almeno in Italia. E’ necessario far capire che si crea un’identità digitale a cui il bambino non contribuisce e questo ha effetti concreti considerato quanto a lungo i contenuti restano online. Pensiamo anche solo al fatto che ormai è consuetudine che i datori di lavoro facciano ricerche online sulle persone che vorrebbero assumere, ma vale per esempio anche per le ricerche delle assicurazioni. Facciamo attenzione, non sappiamo quale società digitale attende il futuro dei nostri figli.
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Paolo Ranzani, fotografo professionista del ritratto, dalla pubblicità al corporate.
Docente e divulgatore di “educazione al linguaggio fotografico”. Il ritratto rivolto al sociale è il suo mondo preferito, per Amnesty International ha ritratto personaggi celebri della cultura, della musica e dello spettacolo pubblicati nel libro “99xAmnesty”, per il regista Koji Miyazaki ha seguito per mesi un laboratorio teatrale tenutosi in carcere e ne ha pubblicato il lavoro “La Soglia”, reportage di grande effetto e significato che è stato ospite di Matera Capitale della Cultura. Scrive di fotografia per vari magazine con rubriche fisse. Dopo essere stato coordinatore del dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Torino è stato docente di Educazione al linguaggio fotografico per la Raffles Moda e Design di Milano e ad oggi è docente di ritratto presso l’Accademia di Belle Arti di Genova.
Come Fotografo di scena per il cinema ha seguito le riprese di “Se devo essere sincera” con Luciana Littizzetto.
In veste di regista e direttore della fotografia ha lavorato a vari videoclip, uno dei suoi lavori più premiati è “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre 10 milioni di visualizzazioni).
www.paoloranzani.com | Instagram: @paolo_ranzani_portfolio/
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