“Si narra che l’isola di Ustica (dal greco Osteodes, isola delle ossa) insieme alle sirene sedute sulle sue coste, facessero ammaliare i naviganti che, rimanendo incantati dalla bellezza della pietra scura e dal canto delle sirene, finivano per schiantarsi e a morire sull’isola.
Il progetto racconta e cerca di dimostrare il potere ammaliante che quest’isola ancora possiede anche attraverso i suoi abitanti che non l’abbandonano nemmeno in inverno; perciò, gli scatti oscillano tra i paesaggi misteriosi e il documentare le due fonti principali dell’isola: l’agricoltura e la pesca.”
Note tecniche: Gaia Spanò ha realizzato il suo lavoro con attrezzatura Nikon Z5, ottiche Nikkor Z 35mm f/1.8 e Nikkor 24-70mm f4.
Gaia Spanò è una studentessa della scuola CFP Bauer di Milano.
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