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Cast Away: la sopravvivenza è una forma d’arte

di Rita Filippone

Attenzione: Questo articolo contiene SPOILER!

Cast Away: non solo un viaggio fisico e interiore, ma una perfetta rappresentazione del concetto sociologico di resilienza. La resilienza, definita come la capacità di adattarsi a situazioni avverse, diventa l’arma principale del protagonista Chuck Noland (interpretato da Tom Hanks) per sopravvivere sull’isola deserta. Questo tema si lega strettamente alla sociologia della sopravvivenza, campo che esplora strategie, riti, strutture mentali necessarie per affrontare situazioni estreme.

Chuck costruisce un sistema di abitudini che lo aiutano a mantenere la sanità mentale: dall’accensione del fuoco alla creazione di un calendario rudimentale per non perdere il senso del tempo. Questi comportamenti richiamano la teoria di Michael Foucault sulla disciplina e il controllo, in cui i rituali diventano strumenti per creare un senso di ordine in una realtà caotica.

La sociologia ci insegna che la resilienza non è solo una caratteristica individuale, ma è influenzata dal contesto culturale e sociale. Chuck, un uomo abituato a ritmi moderni e scanditi dalla produttività, deve reinventarsi completamente per sopravvivere. La perdita delle strutture di riferimento del mondo occidentale (tecnologia, lavoro, relazioni) lo costringe a sviluppare una nuova identità basata sul contatto diretto con la natura.

La natura

In Cast Away, la natura gioca un ruolo fondamentale non solo come contesto fisico della storia, ma anche come mezzo attraverso il quale la fotografia racconta la trasformazione del protagonista. L’uso delle immagini naturali – dalla vastità dell’oceano agli intricati dettagli dell’isola – crea un dialogo visivo che rafforza il tema dell’isolamento, della resilienza e del rapporto dell’uomo con il mondo naturale. Attraverso le scelte fotografiche e cromatiche, il film riesce a dare vita alla natura come una presenza quasi palpabile.

Metafora della psiche umana

La fotografia naturalistica di Cast Away serve anche a riflettere lo stato emotivo di Chuck. Quando la narrazione si sposta verso il suo adattamento e il suo viaggio interiore, la macchina da presa indugia su dettagli specifici della natura: le onde che si infrangono dolcemente sulla riva, le foglie che si muovono nel vento, gli animali che probabilmente si avvicinano senza paura. Questi dettagli suggeriscono una connessione crescente tra Chuck e l’ambiente, quasi come se la natura stessa fosse un personaggio che risponde al suo cambiamento. Un esempio emblematico è la scena in cui Chuck osserva una farfalla. La fotografia si concentra sull’insetto con un’inquadratura ravvicinata (close-up), enfatizzando la delicatezza e la bellezza del momento. Questo breve interludio visivo sottolinea il rinnovato apprezzamento di Chuck per la vita, anche nei suoi aspetti più semplici.

L’oceano come simbolo dell’infinito e dell’isolamento

La prima immagine potente del film è l’oceano, che domina la scena con la sua vastità e indifferenza, enfatizzando il senso di isolamento del protagonista. Gli ampi campi lunghi (long shots) mostrano Chuck come una figura minuscola e vulnerabile, perduta in un immenso paesaggio marino. Nelle riprese che mostrano Chuck sulla zattera, l’orizzonte senza fine diventa una metafora della sua disperazione e del suo desiderio di libertà. Questo contrasto tra uomo e mare sottolinea l’insignificanza dell’individuo di fronte alla potenza della natura.

L’isola come personaggio a sé stante

L’isola di Cast Away non è solo uno sfondo narrativo, ma un personaggio a sé stante. La fotografia del film esalta questo rapporto simbiotico: le inquadrature larghe catturano la vastità dell’oceano e l’infinita solitudine del protagonista, mentre i primi piani di Chuck ci mostrano le cicatrici fisiche e psicologiche del suo isolamento. L’isola si manifesta come un’entità viva, mutevole e complessa, tanto ostile quanto materna, capace di accogliere e respingere, di distruggere e di insegnare.

Dal punto di vista fotografico, il film utilizza colori e luci naturali per riflettere l’evoluzione emotiva di Chuck. Nei primi giorni sull’isola, il paesaggio appare ostile, quasi alieno, tutto amplifica il senso di smarrimento e solitudine di Chuck. Gli elementi naturali – le onde che si infrangono furiosamente sulla costa, le rocce appuntite, la vegetazione impenetrabile – sembrano un attacco costante alla sua sopravvivenza.

Dal punto di vista simbolico, l’isola è un tabula rasa, un luogo in cui Chuck deve decolonizzare la propria mente dalle sovrastrutture della civiltà e imparare a vivere secondo regole dettate dalla natura. In questa fase, l’isola sembra punire la sua arroganza, costringendolo a confrontarsi con la sua vulnerabilità e a rinunciare alla sua identità di uomo d’affari iper-produttivo.

La fotografia dell’isola oscilla tra il sublime e il minaccioso. Nei primi giorni di Chuck sull’isola, la natura è ritratta in tutta la sua ostilità: le riprese strette di rocce taglienti, la luce abbagliante del sole e le ombre profonde nella foresta comunicano una sensazione di pericolo costante. Questa rappresentazione viene utilizzata per sottolineare il conflitto tra uomo e ambiente, con Chuck che lotta per sopravvivere in un luogo apparentemente inospitale.

L’isola come insegnante

Col passare del tempo però, almeno questa è la mia percezione, la fotografia sembra diventare più intima e luminosa, simboleggiando l’accettazione e la crescita interiore di Chuck. Il suo rapporto con l’isola si trasforma, si evolve: da nemico da combattere a compagna di vita da rispettare.

Attraverso un montaggio che segue i suoi tentativi di sopravvivenza – accendere un fuoco, costruire un rifugio, catturare cibo – l’isola si trasforma da nemico in mentore. Chuck impara a rispettare il suo ambiente, a leggere i segnali della natura e a sincronizzarsi con i suoi ritmi. La fotografia in questa fase diventa più intima: le tonalità si scaldano, e la macchina da presa si avvicina al protagonista, quasi a sottolineare una crescente armonia tra uomo e natura.

Viene gradualmente rappresentata in modo più armonioso. La fotografia inizia a valorizzare la sua bellezza, anche quando piove, persino quando piove… e i tramonti che tingono il cielo di arancione, i riflessi sulla superficie dell’acqua e i dettagli della flora e fauna. Questo cambiamento visivo rispecchia l’evoluzione del protagonista, che passa da un rapporto di conflitto con l’isola a una sorta di accettazione e armonia con essa. Un esempio memorabile è la scena in cui Chuck riesce finalmente ad accendere un fuoco. Il bagliore arancione delle fiamme si riflette sulla sua pelle e ci si lascia andare in un urlo e in una danza di gioia.

L’isola, come un maestro severo, insegna attraverso la sofferenza. Ogni successo di Chuck è il risultato di innumerevoli fallimenti. Tuttavia, in questo processo, Chuck scopre una forza interiore che non sapeva di avere. L’isola, dunque, non è solo uno sfondo, ma un catalizzatore per la sua trasformazione. È sia un campo di battaglia che un luogo di rinascita.

Quando Chuck lascia l’isola, il momento non è solo di gioia, ma anche di dolore. L’isola, che lo ha plasmato e trasformato, è ora una parte di lui, diventa un luogo sacro, un simbolo di crescita e resilienza, tant’è che simula e ricrea determinate dinamiche una volta tornato a casa.

In questa prospettiva, l’isola non è semplicemente un setting, ma un personaggio complesso che evolve insieme al protagonista, un confidente silenzioso e un testimone del suo cambiamento.

Il dono di Wilson

Uno degli elementi più memorabili di Cast Away è il rapporto tra Chuck e Wilson, un pallone da pallavolo che diventa il suo unico compagno. Questo legame, apparentemente surreale, può essere analizzato attraverso il concetto del dono di Bronisław Malinowski. Secondo l’antropologo, il dono è un atto che crea legami sociali e identità condivise. In questo caso, Wilson diventa il simbolo della necessità umana di relazione e dialogo, anche in assenza di altri esseri umani.

Wilson non è solo un oggetto inanimato, è ciò che permette a Chuck di mantenere un legame con la sua umanità. La conversazione unilaterale con Wilson diventa un rituale che aiuta Chuck a elaborare emozioni, prendere decisioni e affrontare le sfide quotidiane. Questo rapporto può essere visto come una metafora della resilienza emotiva: anche nei momenti di solitudine estrema, l’essere umano trova modi per creare connessioni e dare significato alla propria esistenza.

L’epilogo del rapporto con Wilson, in cui Chuck perde il suo amico durante il viaggio in mare, è devastante. Questo momento rappresenta non solo la perdita di un compagno, ma anche il crollo temporaneo della struttura psicologica che Chuck aveva costruito.

Contro ogni “schemata”

La resilienza, intesa come capacità di fronteggiare, superare e persino crescere attraverso le avversità, è un tema centrale in Cast Away. Sociologicamente, questo concetto è stato esplorato in molti contesti, dal trauma personale agli eventi collettivi, e si lega strettamente alle dinamiche di sopravvivenza umana.

La resilienza come processo sociale

La sociologia ci insegna che la resilienza non è un fenomeno puramente individuale. È profondamente influenzata dal contesto sociale, culturale e ambientale. Secondo il sociologo Aaron Antonovsky, la resilienza dipende dalla nostra capacità di trovare un senso nelle difficoltà (sense of coherence). Chuck, pur essendo completamente isolato, crea un senso di coerenza attraverso rituali quotidiani: accendere un fuoco, costruire strumenti, mantenere un calendario. Questi atti non sono solo pratiche di sopravvivenza fisica, ma strategie per mantenere una struttura mentale e psicologica in un ambiente caotico. Chuck crea una micro-società con sé stesso e con Wilson, il pallone che diventa il suo compagno immaginario.

Il trauma e la voce interiore

Un altro aspetto centrale della resilienza in Cast Away è la lotta contro il trauma. Chuck deve confrontarsi non solo con le sfide fisiche dell’isola, ma anche con il trauma psicologico dell’isolamento. La sua relazione con Wilson è un esempio di coping mechanism: il pallone diventa una proiezione delle sue emozioni, una valvola di sfogo per il dolore e la solitudine. Questo fenomeno richiama la teoria di Sigmund Freud sulla sublimazione, in cui gli individui trasformano impulsi dolorosi in attività simboliche o creative. Rituali e routine diventano essenziali per mantenere la sanità mentale in situazioni estreme.

Rinascita attraverso la resilienza

Alla fine del film, Chuck emerge come una persona profondamente cambiata. La resilienza non lo ha solo aiutato a sopravvivere, ma gli ha permesso di rivalutare le sue priorità e di riscoprire un senso di connessione con il mondo. Questo è un tema ricorrente in molte narrazioni di sopravvivenza, sia nella letteratura che nella vita reale. Dagli esploratori polari ai sopravvissuti di catastrofi, la resilienza è ciò che ci permette non solo di sopravvivere, ma di crescere e trasformarci.

Un’eredità di sopravvivenza

Cast Away non è solo una storia di sopravvivenza fisica, ma un’esplorazione profonda dell’essenza dell’essere umano. Attraverso tecniche di resilienza, un rapporto intimo con la natura e un legame straordinario con un oggetto inanimato, il film ci mostra come le avversità possano trasformarci. È una celebrazione della capacità umana di adattarsi, di crescere e di trovare speranza anche nelle situazioni più disperate.

Il viaggio di Chuck Noland non è solo il viaggio di un uomo verso la salvezza, ma un promemoria per tutti noi, anche quando tutto sembra perduto.

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