Ho realizzato questo servizio fotografico in un piccolo borgo della Calabria jonica: Camini.
A partire dall’VIII° secolo avanti Cristo, questo territorio faceva parte di una area geografica ben più vasta nota con il nome di Magna Grecia, Μεγάλη Ἑλλάς. La Calabria orientale fu colonia greca e della madre Grecia restano sul territorio le antiche vestigia di città stato ricche di opere d’arte ma soprattutto in questo territorio è rimasta la filoxenia.
Filoxenia è il contrario di xenofobia.
E’ l’amore per il forestiero, così come lo intendevano gli antichi greci, la massima espressione dell’accoglienza, principio etico fondamentale per distinguere l’uomo selvaggio e senza giustizia, come diceva Ulisse, da quello ospitale e giusto. Un sentimento ancora ampiamente condiviso nella Calabria greca e in particolare nella locride.
Camini mi ha ospitato per diverse settimane e in quei giorni ho avuto modo di documentare una filoxenia rivolta a chi dalla propria terra si era allontanato per via di una guerra o perseguitato dalla fame.
Ho conosciuto i migranti dei barconi e dei corridoi umanitari della UNCHR. Ho ascoltato le loro storie devastanti e fotografato in fondo ai loro occhi una luce di speranza per se ed i propri figli. Questa terra è essa stessa terra di migranti che oggi accoglie i figli del Mediterraneo che dal mare sono arrivati.
Sono quelli che hanno rischiato la vita per il sogno di un approdo ospitale e Camini, per alcuni di loro, lo è diventato grazie alla visione di un gruppo di uomini e donne che negli anni sono stati capaci di realizzare un progetto che da un valore in più all’ospitalità.
In questo periodo di emergenza sanitaria, a Camini, l’ accoglienza prende anche il nome di Ama-La, laboratorio tessile ecologico e sociale.
Ama–La, dall’inizio del lockdown, ha creato in risposta all’emergenza sanitaria Covid 19, più di 5000 mascherine distribuite dalla Cooperativa Eurocoop Servizi, realizzate dai rifugiati ed in collaborazione con le giunte comunali di alcuni paesi dell’antica Magna le ha distribuite gratuitamente a tutti gli abitanti dei comuni di Camini, Sant’Ilario dello Ionio, Ferruzzano, ad associazioni territoriali e nazionali tra le quali Amnesty International, ad ospedali e centri sanitari locali ed ai privati che ne hanno fatto richiesta.
Una parte delle mascherine sono state realizzate grazie ai fondi SIPROIMI (Programma Nazionale Asilo).
Nonostante l’emergenza Covid19 abbia avuto un impatto negativo sulla vita della piccola comunità, i rifugiati del progetto SIPROMI hanno accolto immediatamente l’invito di Rosario Zurzolo (Presidente della Eurocoop Servizi) e del signor Pino Alfarano (Sindaco di Camini), mettendo a disposizione capacità artigianali e creatività e realizzando mascherine di protezione.
In Siria eravamo tutti sarti, mio marito, mio figlio ed io. Viviamo in Italia, a Camini, da 4 anni e speriamo di rimanere qui lavorando. Ci è sembrato giusto ricambiare l’accoglienza che ci è stata data.
Così parla Majeda rifugiata siriana che con Amal, Douaa ed altre 5 donne vittime di violenza di genere, originarie della Nigeria, Senegal, Somalia, sono ospiti del centro di accoglienza diffusa SIPROIMI di Camini. Fanno parte di Ama La, laboratorio tessile di Eurocoop Servizi finalizzato all’inclusione sociale e lavorativa di donne rifugiate, coordinato dalla Dott.ssa Serena Tallarico, psicologa ricercatrice ed antropologa. Il progetto Ama-La è realizzato con il contributo dell’8xmille dell’Unione Buddhista Italiana.
Nel laboratorio le donne rifugiate creano prodotti tessili destinati all’abbigliamento e all’arredamento realizzati attraverso tradizionali tecniche tessili calabresi. Interessante è la reinterpretazione attraverso i loro gusti estetici e cromatici.
Conoscenze antiche e singole abilità si confrontano con nuove ed innovative tecniche ecologiche quali l’eco-printing. Utilizzando questa tecnica le donne di Ama La realizzano tessuti stampati e colorati mediante il vapore con l’utilizzo di erbe, cortecce, foglie e fiori.
Il Progetto Ama-La, con il supporto della Proloco di Camini, è anche tra i vincitori del Bando PartecipAzione 2020– Azioni per la protezione e la partecipazione dei rifugiati di INTERSOS e UNHCR che promuove la protezione e la partecipazione attiva dei rifugiati alla vita economica, sociale e culturale in Italia.
Il Bando offrirà la possibilità per i rifugiati e la comunità locale di usufruire di corsi di formazione in creazione di impresa e la realizzazione di un e-commerce per i prodotti realizzati nella sartoria, supportando così la sostenibilità della bottega che ha l’obbiettivo di dare lavoro alle donne rifugiate e contribuire allo sviluppo del territorio.
Da dicembre del 2020 Eurocoop Camini e Ama-La aderiscono al progetto Luci su Rosarno che consiste nell’illuminare i diritti nella Piana di Goia Tauro a partire dalla sicurezza negli spostamenti in bicicletta dei lavoratori braccianti. Negli scorsi mesi queste associazioni hanno distribuito migliaia di luci per le biciclette e giacchetti ad alta visibilità per evitare che i lavoratori braccianti venissero investiti come purtroppo accaduto recentemente. Una parte del ricavato della vendita dei prodotti realizzati a Camini (RC) da Eurocoop Servizi e Ama-La, da persone rifugiate, andrà infatti a sostenere l’acquisto di materiali utili per la campagna.
Le storie di queste donne sono le nostre storie e non hanno confini.
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Provo a raccontare con la fotografia tutto quello che ho sentito, quello che ho letto e quello che hanno raccontato a pochi e che pochi hanno visto.
Mi piace raccontare storie quotidiane di uomini e donne che vogliono farsi conoscere per quelli che sono realmente, nelle loro case, con i propri figli, sul posto di lavoro. Fotografo in modo discreto cercando di trasmettere con i miei lavori le sensazioni del momento in cui decido di spingere quel bottoncino cromato, il resto si compone naturalmente davanti ai miei vetri grazie ad un rapporto che cerco di tessere con le persone e con la scena fino al punto di far parte di essa senza che io stesso diventi elemento di disturbo.
Sono nato a Soverato il 9 novembre del 1965 e ho vissuto prima a Roma e poi in giro per l’Europa. Ho fotografato le grandi realtà metropolitane di Roma, Milano, Parigi, Barcellona, Madrid, Cádiz, Vienna. Ho testimoniato gli sfaceli dei nazionalismi nell’area balcanica a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta. Ho fotografato il cinema, il teatro e la musica underground della scena romana. Le lotte sindacali e studentesche che hanno attraversato il nostro paese dal 1981 fino agli anni della Pantera. I delitti della Roma Capitale: dal caso del Canaro della Magliana al giallo di Via Poma con l’assassinio di Simonetta Cesaroni. Il ferimento di Marta Russo alla Sapienza e la successiva vicenda giudiziale incentrata sulle contorte personalità di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Ancora la cronaca quotidiana e le cronache rosa del mondo televisivo con inseguimenti ed appostamenti a questa o quell’altra diva del momento. Insomma posso dire di aver dato il mio contributo al fotogiornalismo nazionale con storie belle e meno belle. Negli anni in cui ho svolto la mia attività di fotogiornalista ho appreso molto dai colleghi che incontravo per strada sui casi più disparati ma anche nelle agenzie, fucina di grandi talenti fotografici e giornalistici.
Ho lavorato per:
La Repubblica, Il Messaggero, Il Tempo, Il Venerdì della Repubblica, Corriere della Sera Sette, Panorama, Espresso, Liberation, El Pais.
Per le agenzie foto giornalistiche:
La Presse, Masterfoto, DuFoto, Reporter Associati, F3Press, Sigma, De Bellis e tante altre agenzie non degne di menzione…
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