Il papa indossa un piumino bianco alla moda come un giovanotto a passeggio; poi ancora una fotografia estremamente realistica di una ragazza che si sporge dal finestrino di un’automobile sullo sfondo di una spiaggia esotica su cui passeggia un elefante: sono soltanto due esempi molto noti di fotografie realizzate artificialmente con i nuovi programmi di intelligenza artificiale che sono capaci di creare delle immagini molto realistiche ma completamente false. Non mi addentro su una consolidata discussione sulla fotografia tra realtà e finzione, basti pensare che già molti anni fa Michele Smargiassi, acuto osservatore del fenomeno fotografia, con il suo volume “Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso”, aveva compiuto una attenta disanima del concetto di “verità” in fotografia.
La novità dei nostri giorni consiste nel fatto che le possibilità offerte dai nuovi programmi telematici consentono in maniera plateale di costruire ex-novo un’immagine che non ha nessuna attinenza con la realtà e con il procedimento fotografico. Si vanno così diffondendo progetti di ricerca cosiddetta artistica che trovano sempre più spazio nell’attenzione di curatori, critici e istituzioni espositive pubbliche e private. Mi guardo bene dall’esorcizzare completamente il fenomeno riducendolo ai capricci di una moda o a qualcosa di totalmente effimero: può darsi che sia il segnale di nuovi modi di procedere nella realizzazione artistica con cui dovremo fare i conti, che ci piaccia o no, escludendo ovviamente quelle immagini concepite esclusivamente a scopi di successo divulgativo sui social, come nel caso della fotografia del Papa con il piumino che ha indotto milioni di persone a prendere per vero l’inconsueto abbigliamento del Pontefice. È uno dei tanti problemi dei social per cui la comunicazione viene manipolata in forme precedentemente impensabili avendo uno sterminato bacino di utenza pronto ad abboccare a qualsiasi amo venga lanciato verso chi in maniera bulimica vuole ad ogni costo impossessarsi della “verità”. Una verità che, ahimè, è una totale falsità.
La domanda comune è invece fino a quale punto l’intelligenza artificiale può influenzare la nostra vita, quali problemi etici e di identità pone con noi stessi. Probabilmente dovremo attendere gli sviluppi di questi fenomeni: nel frattempo può essere l’occasione forse per riflettere con maggiore distacco e serenità sul senso del nostro stare al mondo. Parafrasando il titolo di un vecchio film italiano del 1969, “Certo, certissimo… anzi probabile”, potremmo dire “Certo, certissimo… anzi falsissimo”.
Buona domenica.
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
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