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“Altari” di Paolo Covino.

di PHocus Magazine

Fino al 17 maggio al MAVI le camere da letto del Sannio e dell’Irpinia ritratte come luoghi di culto per dire addio a un mondo in disfacimento.

Con la mostra fotografica Altari di Paolo Covino, inaugurata sabato 19 aprile alle 17:30 a Lacedonia (Av), prosegue il programma del MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino dedicato alle esplorazioni visuali del mondo contemporaneo. Chiusa a fine marzo la mostra “Nel labirinto” di Marco Giannattasio, lo sguardo documentario e antropologico del museo lacedoniese si sposta dall’Africa subsahariana al nostro Sud interno ospitando un importante progetto che il fotografo sannita Covino ha realizzato nel proprio territorio e in quello irpino, che sarà esposto al MAVI nello spazio del primo piano dedicato alle mostre temporanee.

«L’universo simbolico rappresentato dai miei “letti/altari” – spiega l’autore – affonda le sue radici nella percezione dell’abbandono di un territorio e della sua cultura contadina, nella comprensione dolorosa dell’oblio a cui sono destinate le consuetudini ancestrali e primigenie dei luoghi da cui provengo. A queste non si sostituiscono forze di innovazione e speranze rivitalizzanti, ma scoraggiate tendenze di rifiuto e abbandono». È da questa emorragia sociale, culturale e storica che si sviluppa, nel progetto Altari, la ripresa fotografica delle camere da letto, che Paolo Covino elegge a luoghi di culto di un passato in disfacimento.

Nel mio immaginario – prosegue l’autore – la custodia del sacro canone della famiglia, della sua prosecuzione, la certezza fideistica in un futuro tanto di procreazione quanto di morte si rende tangibile in queste stanze intime e riservate, che divengono altari: la camera da letto è alcova e sudario, culla di chi è generato e terreno di chi è giunto alla fine in un rito circolare che ripropone il ciclo dell’esistenza». «Dismesso il valore ponderale che le generazioni precedenti assegnavano alla camera da letto – conclude il fotografo sannita – il ciclo si spezza, la storia si perde, la memoria si volatilizza. Ritrovare santuari così vetusti e intatti mi ha impegnato in una non facile ricerca che ha prodotto Altari: il mio saluto, probabilmente un addio, agli dei Lari e a tutto ciò che essi non potranno più rappresentare».

Paolo Covino (1983) vive da sempre a Pietrelcina (Bn). Nel 2017 è entrato a far parte del Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci, uno tra i più rappresentativi fotografi e artisti visuali italiani e grande scopritore di nuovi talenti. Attraverso la pratica fotografica cura il rapporto con il proprio territorio, l’entroterra campano, ricercando «significati e messaggi di un mondo sbiadito, nel tentativo di ipnotizzare l’amaro destino segnato da spopolamento e abbandono » che incombe sui luoghi della sua infanzia.

L’evento di inaugurazione della mostra Altari, a cui parteciperà l’autore, sarà introdotto dal Sindaco di Lacedonia Antonio Di Conza.

Il lavoro di Covino sarà esposto al MAVI fino a sabato 17 maggio. Ma la proposta espositiva primaverile del museo resterà ancorata al territorio con la mostra Il Pane per gli Angeli di Angela Maria Antuono, dedicata all’alimentazione, che seguirà a partire dal 23 maggio 2025.

Visibile come sempre al secondo piano la mostra permanente dedicata al fotografo e antropologo statunitense Frank Cancian, che costituisce il nucleo fondamentale del MAVI, con una selezione di immagini tratte dallo studio di comunità che Cancian realizzò a Lacedonia nel 1957, stampate con metodo tradizionale in altissima qualità e accompagnate da diversi materiali cartacei e multimediali.

Il MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino si trova nel centro di Lacedonia, in Via Tribuni 61, di fronte allo storico Istituto Magistrale fondato da Francesco De Sanctis.

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