Con l’evento della mostra inizia il percorso triennale che porterà alla celebrazione, a Torino, del centenario della fondazione dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia (A.N.Art.I.) con il sostegno della Regione Piemonte.
Fotografi: Alfredo Bosco, Chloe Sharrock, Derek Hudson, Fabio Polese, Francesca Tosarelli, Ivo Saglietti, Karl Mancini, Laura Secci, Mattia Velati, Roberto Travan
Dieci fotografi si riconoscono unicamente, nel fermare il tempo, documentare la colpa, chiedere giustizia. E stanarci dalla indifferenza. Domenico Quirico
Dalla curatrice: “Più volte mi sono posta la domanda sul significato di fare una mostra impegnativa come questa: Strappi. Tra violenza e indifferenza. E per rispondere ho dovuto mettere insieme più pensieri. Se la fotografia è la mia finestra sul mondo allora è il linguaggio che più mette a fuoco la mia voglia di conoscere e di capire alcuni argomenti. Uno di questi è quello sulla violenza: un tema terribilmente attuale. L’incalzante parola che oramai riempie le pagine di tutti i quotidiani mi ha spinto a cercare le cause della violenza. Dai racconti di alcuni fotoreporter in parti diverse del mondo sono venuta a conoscenza di storie al limite del reale. Situazioni alle quali spesso si reagisce con indifferenza.
Ecco allora che la forza narrativa emotiva della fotografia si svela come un veicolo visivo di comunicazione coinvolgente proprio per la sua immediatezza ed intensità narrativa. E una esposizione come Strappi.Tra violenza e indifferenza può forse riuscire a comunicare un tema duro, aspro, complesso come quello della violenza. È la cultura che mi viene in aiuto nella sua missione di ricordare – attraverso il suo valore sociale ed educativo – le situazioni dimenticate o addirittura sconosciute. È la cultura che, quando il tema trattato è così difficile ci permette di affrontarlo e di farlo con credibilità. Impegnativa? sì perché ci vuole impegno per far crescere il livello di consapevolezza e di responsabilità. Condivido appieno le affermazioni di due grandi artisti come Jimmie Durham: fare arte che ci incoraggi o come Joseph Beuys : un rapporto continuo tra essere umano e Natura, ecologia, Pace, arte inteso come impegno sociale e ricerca spirituale. La mia responsabilità è quella di presentare il lavoro coraggioso di fotoreporter per restituirne il vero significato che va oltre all’estetica, va oltre ai premi e si ferma lì davanti ad una umanità ferita dalla violenza a cui sono state strappate dignità, vita, abitazione, famiglia, speranza. Questa mostra la dedico ai miei figli, ai giovani, agli studenti che si impegnino a conoscere, a sapere, a fare scelte più consapevoli e convinte. E se l’impegno è ammirare stupende fotografie di affermati reporter nel mondo allora l’impegno si trasforma in un piacere per gli occhi e per lo spirito.”
“Il mondo – dichiara l’assessore Maurizio Marrone Assessore alla Cooperazione Internazionale della Regione Piemonte – si può distinguere tra chi lacera le nazioni con gli strappi, i tanti che assistono in silenzio senza muovere un dito per curare le ferite e quei pochi che invece offrono un contributo, fosse anche modesto, per ricucire, ricostruire, rifondare. La Regione Piemonte fa parte orgogliosamente di questi ultimi. Il nostro augurio è che possano farne parte anche tutte le persone che porteranno nel cuore il ricordo della visita alla mostra”.
Nel mondo della fotografia, l’approccio culturale è condiviso da fotoreporter che hanno a cuore una situazione drammatica e che prendono tempo per documentarla e per riportare al mondo la loro testimonianza: tutti progetti a medio-lungo termine. La mostra Strappi.Tra violenza e indifferenza nasce con l’intenzione di dare spazio al loro lavoro. Dieci fotografi, dieci reportage, cento scatti: una esposizione fotografica collettiva ideata e curata da Tiziana Bonomo. Immagini da leggere con dovuta lentezza per scoprire nelle pose, negli sguardi, nei ritratti delle vittime le loro storie al limite del reale: istanti cruciali che ogni fotografo ha rubato a suo modo, ciascuno con la propria capacità di cogliere orrore e bellezza, sconforto e speranza con l’implacabile forza della propria sorprendente dote di testimone. Un progetto che favorisce la ripartenza delle iniziative culturali all’interno della Cittadella e si rivolge ai giovani che, come dimostrato dall’affluenza ai festival sul fotogiornalismo, sono particolarmente interessati all’immagine, ai fatti di cronaca e al reportage. Si tratta di un contributo di altissima qualità alla vita culturale della Città e della Regione, che si trovano ad ospitare reporter di grande valore: un’esposizione che integra fotografia e parola.
I fotografi presenti in mostra sono: Alfredo Bosco, Derek Hudson, Karl Mancini, Fabio Polese, Ivo Saglietti, Laura Secci, Chloe Sharrock, Francesca Tosarelli, Roberto Travan, Mattia Velati.
Estado de Guerrero – il racconto visivo eseguito da Alfredo Bosco tra il 2018 e il 2019 a Guerrero in Messico – denuncia come la violenza, causata dal narcotraffico, trasforma villaggi, città, persone, bambini.
Il lavoro di Karl Mancini, sui femminicidi in America Latina, denuncia quanto le donne siano vittime di violenze inimmaginabili. Lo sguardo della ventinovenne Chloe Sharrock, con la sua personale sensibilità per i diritti delle donne, si è concentrato in questi ultimi tre anni, su Raqqa e sul campo di prigionia di Al-Hawl nel nord della Siria.
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Dal 2015 mi dedico attivamente al progetto ArtPhotò con cui propongo, organizzo e curo eventi legati al mondo della fotografia intesa come linguaggio di comunicazione, espressione d’arte e occasione di dialogo e incontro. La passione verso la fotografia si unisce ad una ventennale esperienza, prima nel marketing L’Oreal e poi in Lavazza come responsabile della comunicazione, di grandi progetti internazionali: dalla nascita della campagna pubblicitaria Paradiso di Lavazza nel 1995 alla progettazione, gestione e divulgazione delle edizioni dei calendari in bianco e nero con i più autorevoli fotografi della scena mondiale fra cui Helmut Newton, Ferdinando Scianna, Albert Watson, Ellen von Hunwerth, Marino Parisotto, Elliott Erwitt e i più famosi fotografi dell’agenzia Magnum.
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