
Uno dei più grandi fotografi del ‘900, uno dei più eclettici, è stato scultore, pittore, regista, oltre che fotografo e sempre lasciando una traccia di vero anticonformismo.
Forse il primo vero street photographer, decenni prima che si usasse questa parola.


Nasce nel 1926, ma per qualche curioso motivo preferiva essere più giovane di due anni e posticipava la data di nascita al 1928. Passa la prima parte della sua vita a NewYork assorbendo ogni contaminazione culturale e artistica e poi grazie ad uno scambio di esperienze didattiche, si trasferisce a Parigi ed è in questa città, in cui abiterà fino alla morte, che la sua vita prende una piega che lo segnerà per sempre ed è sempre qui che si innamora di Jeanne, nella ville lumiere si sposano e non si lasceranno più.
La fotografia arriva come sperimentazione dopo la pittura e la scultura. Fotografando riesce ad afferrare l’idea del movimento, vuole entrare dentro le sue immagini, non vuole rappresentare il punto di vista dello spettatore, ma lo vuole catapultare dentro ed è quello che fa quando torna a New York. Trova la città cambiata e decide di raccontare questo cambiamento, con sé ha una Leica comprata a Parigi niente meno che da H.C. Bresson e un obiettivo 50mm, ma sente che non sarà sufficiente per raccontare quello che vede, decide di cambiarlo e acquista un grandangolo.



Nasce così un libro che ha cambiato la storia della fotografia: LIFE IS GOOD & GOOD FOR YOU IN NEW YORK: Trance Witness Revels
Questo sguardo nuovo, violento, sposta l’asticella molto in alto e l’impaginazione è un altro schiaffo imprevisto. Le sequenze incalzanti, le immagini che smarginano senza bordi, i provini che sembrano un film, il tutto prende un ritmo mai visto prima.
Un libro che ancora oggi vale cifre incredibili. La primissima edizione, in buono stato, supera tranquillamente i 7000 euro (!!) e pensare che Klein, all’epoca, fece anche molta fatica per trovare un editore disposto a seguirlo in questo lavoro; rifiutato e sbeffeggiato dagli editori americani, Klein pubblica il suo libro a Londra nel 1956. Seppur non immediatamente, diventa poi un successo clamoroso.
Sempre in questo anno fatidico per William Klein, arriva a Roma per lavorare con Fellini, diventa suo assistente nel film LE NOTTI DI CABIRIA e non perde l’occasione di inoltrarsi per le strade della capitale con la fotocamera, folgora con il suo sguardo strade e persone e nasce il libro ROME.








Ha lavorato anche molto nella moda, sempre donando originalità e provocando piccole grandi rivoluzioni nell’ambiente un po’ troppo rigido di quegli anni.
Come regista realizzò oltre 20 film, fra cui il primo documentario in assoluto su Muhammad Ali’.
Una nota che amo ricordare: nel 2001 viene realizzata, in un esemplare unico e con finiture speciali, una Leica M6 TTL intitolata a lui “William Klein”, che viene battuta da Christie’s a favore di Reporters sans Frontiéres.



“Mi piacciono le foto di Cartier-Bresson, ma non mi piace il suo insieme di regole. Così le ho invertite. Penso che la sua visione della fotografia, che deve essere obiettiva, sia una sciocchezza.” –
Ci mancherà molto il suo sguardo innovativo e quella curiosità non convenzionale.
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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