Con sincera e profonda tristezza rendiamo omaggio a Mimmo Jodice, maestro della fotografia italiana, scomparso il 27 ottobre 2025 all’età di 91 anni.
La sua vita, il suo sguardo, le sue opere sono un regalo che ci lascia — un’eredità di immagini che racconta la città, il tempo, la memoria.
La vita e gli inizi
Mimmo Jodice nasce a Napoli, nel rione Sanità, nel 1934. Cresce in una Napoli stratificata, ricca di storie, dove pietre, vicoli, memoria e contatto sociale entrano già nella sua sensibilità. Inizialmente si avvicina all’arte e alle esperienze della pittura, del teatro, della scultura: sono i primissimi passi di un percorso visivo che lo porterà alla fotografia.
Negli anni ’50 comincia a impugnare la macchina fotografica, da autodidatta, in un’epoca in cui la fotografia in Italia stava ancora cercando una sua voce autonoma.
Nei primi anni ’60 entra in contatto con l’avanguardia napoletana: grazie a relazioni con galleristi e artisti, Jodice intreccia la sua ricerca fotografica con l’arte concettuale, la scena creativa di Napoli e oltre.
Nel 1970 inizia ad insegnare fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fonda la prima cattedra italiana di fotografia, restando docente fino al 1994.
È la scelta di un maestro che vuole educare lo sguardo, non solo fare immagini, e rimane profondamente legato alla sua città: Napoli è sempre presente nel suo lavoro come musa e come radice.
Le prime esperienze e la ricerca
Durante gli anni ’60 e ’70 Jodice lavora freneticamente: esplora il linguaggio fotografico, sperimenta in camera oscura, studia la luce, il bianco-nero, il tempo.
In una fase iniziale, la sua fotografia ha anche un forte impegno sociale: documenta vicende napoletane, storie di periferia, momenti difficili, attraversando la città con l’obiettivo al servizio di una visione.
Ma progressivamente Jodice muta il suo sguardo: accanto alla cronaca sociale emerge il tema dello spazio, del vuoto, della memoria, della testimonianza di civiltà antiche. Da fotografo-documentarista diventa visivo-poeta della pietra, della scultura, dell’antico.
Un momento di svolta è rappresentato dal volume e mostra Vedute di Napoli del 1980: in questo lavoro Jodice abbandona la figura umana per concentrarsi sull’architettura, sui paesaggi urbani, sui vuoti della città che parlano più forte delle persone presenti.
Questa scelta segna l’età della maturità: la città non più solo teatro ma simbolo, la memoria che emerge dalla pietra, la luce che restituisce la presenza del passato.
Le opere più famose
Tra le opere cui Jodice ha dedicato interi progetti, vorrei sottolineare:
•Mediterraneo (1995): un’indagine fotografica sul mare, sulle rovine, sulle presenze classiche che ancora abitano il Mediterraneo. Le immagini in bianco e nero, nette e senza gradazioni di grigio, restituiscono statue, architetture, paesaggi che diventano icone.
•La città invisibile (1990): serie in cui Jodice fotografa Napoli e altri luoghi come se fossero città sospese, invisibili ai più, ma presenti con forza nell’anima della storia.
•Eden (1995): un progetto che testimonia la riflessione sul paesaggio, sul silenzio, su un mondo che sembra essersi fermato.
•Transiti (2008): una serie di polittici fotografici che esprimono il passaggio, il mutamento, la persistenza delle forme. Il museo Museo e Real Bosco di Capodimonte ha acquisito numerose opere di questa serie.
•Il volume Omaggio a Rodin (1993) e le serie dedicate a sculture di Antonio Canova: Jodice fotografa le opere che da sempre lo affascinavano, mettendo in scena pietra, luce, forma.
Jodice ha saputo trasformare l’atto fotografico in meditazione: la luce non è solo illuminazione, è presenza; la pietra non è solo struttura, è respiro del tempo; la città non è solo spazio, è memoria incarnata.
Il lascito e l’importanza
Con la sua scomparsa, il 27 ottobre 2025, Napoli e l’Italia perdono una voce fondamentale della fotografia. Jodice ha insegnato che la fotografia può diventare arte autonoma, che va oltre la cronaca, che può contemplare il silenzio, l’attesa, il vuoto.
Ha contribuito a dare dignità alla fotografia come linguaggio primario, educando generazioni di fotografi all’Accademia e con le sue immagini che ora popolano musei come la Maison Européenne de la Photographie e molti altri.
Il suo legame con Napoli rimane forte: non ha abbandonato la città per corteggiare la fama, ma ha vissuto la sua ricerca da Napoli, con il cuore e lo sguardo rivolti altrove.
E la sua tecnica – dall’inquadratura alla camera oscura, dalla stampa al bianco-nero puro – mostra una dedizione artigianale che oggi appare sempre più rara.
Mimmo Jodice ci lascia non solo fotografie, ma visioni: visioni di luce e pietra, di città che respirano la storia, di tempo sospeso. Ci insegna che guardare non è sufficiente: bisogna perdersi a guardare, come lui amava dire.
La sua eredità è per tutti coloro che cercano nella fotografia non solo la documentazione, ma la rivelazione, non solo il visibile ma l’invisibile.

Paolo Ranzani, fotografo professionista del ritratto, dalla pubblicità al corporate.
Docente e divulgatore di “educazione al linguaggio fotografico”. Il ritratto rivolto al sociale è il suo mondo preferito, per Amnesty International ha ritratto personaggi celebri della cultura, della musica e dello spettacolo pubblicati nel libro “99xAmnesty”, per il regista Koji Miyazaki ha seguito per mesi un laboratorio teatrale tenutosi in carcere e ne ha pubblicato il lavoro “La Soglia”, reportage di grande effetto e significato che è stato ospite di Matera Capitale della Cultura. Scrive di fotografia per vari magazine con rubriche fisse. Dopo essere stato coordinatore del dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Torino è stato docente di Educazione al linguaggio fotografico per la Raffles Moda e Design di Milano e ad oggi è docente di ritratto presso l’Accademia di Belle Arti di Genova.
Come Fotografo di scena per il cinema ha seguito le riprese di “Se devo essere sincera” con Luciana Littizzetto.
In veste di regista e direttore della fotografia ha lavorato a vari videoclip, uno dei suoi lavori più premiati è “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre 10 milioni di visualizzazioni).
www.paoloranzani.com | Instagram: @paolo_ranzani_portfolio/
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