Non accade di frequente, ma a volte accade, che due fotografi decidano di affrontare insieme un progetto fotografico e lo portino a termine realizzando un ottimo prodotto editoriale con il patrocinio di un Ente Istituzionale. È quanto si è verificato con l’ampia documentazione fotografica realizzata in alcuni centri campani da Pio Peruzzini e Gaetano Paraggio e che si è concretizzata nel corposo volume Del silenzio e di altri sguardi. Fotografie dai luoghi del terremoto del 1980.
Il catastrofico terremoto che colpì la Campania nel 1980 alterò per sempre comunità ed equilibri socio-territoriali tanto da trasformare definitivamente la struttura e la vita stessa di molti centri abitati, abbandonati in parte o del tutto.
Peruzzini e Paraggio hanno percorso a lungo le aree dell’Irpinia e del Salernitano con due sguardi fotografici diversi e nello stesso tempo paralleli, quasi in una sorta di reciproca integrazione di contenuti e di modalità stilistiche. Ambedue originari di quei luoghi sentono profondamente sulla loro pelle la tragedia del terremoto e cercano di decifrarne visivamente le conseguenze scaturite.
Tra i testi che arricchiscono il volume ci sono anche le loro testimonianze che aprono le rispettive parti iconografiche. Così Peruzzini, tra le tante riflessioni, sottolinea, tra l’altro, l’aspetto sociologico delle conseguenze del terremoto: «[…] I paesi si sono svuotati, abbandonati dalle nuove generazioni, stanche di cercare un lavoro che manca sempre. Eppure la terra dell’epicentro è viva e vitale ancora. È come se fosse compressa nella sua attesa di un futuro migliore ma pronta a scattare per riprendersi quanto le spetta». In questo senso gli fa eco Paraggio quando afferma nella sua presentazione: «[…] Se devo trovare un motivo in più che mi rende orgoglioso di questa pubblicazione è l’idea del ritorno alla vita, agli affetti, a tutto quello che abbiamo sempre considerato come qualcosa che c’è e che nessuno può toglierci…».
Risulta evidente, da queste loro affermazioni, come non ci sia, nel loro approccio al territorio devastato e che porta ancora su di sé le ferite di quella tragedia, nessun intento di inutili lamentazioni su quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, sulle mancanze e i ritardi che hanno contribuito a modificare radicalmente la vita di centinaia di migliaia di persone.
A questo loro approccio corrisponde una fotografia onnicomprensiva dove il paesaggio esteso convive accanto al dettaglio, la descrizione analitica accanto a quella simbolica, l’apparente freddezza dello sguardo distaccato accanto a quello fortemente emotivo dove un segno o un dettaglio spingono lo sguardo al di là del primo livello di lettura.
Scrive al proposito Massimo Bignardi, docente universitario di storia dell’arte e saggista, autore dell’introduzione ai lavori dei due fotografi: «[…] Peruzzini sofferma lo spazio sugli elementi, misurando il loro rapporto con lo spazio. […] (in lui) è forte il desiderio di comprendere lo spazio non come un insieme di cose allineatesi casualmente nel tempo, bensì come una materia plastica nella quale concorrono autonomi elementi […] Per Paraggio lo spazio è un insieme inscindibile di cose che, insieme, spingono su stati di forte emotività […] Questo è il senso di un ‘passo’ svelto che tende a fermare l’insieme, rinunciando, volutamente, a sostare quindi a rallentare l’azione conoscitiva del suo sguardo […]».
Al di là di queste considerazioni, sfogliando il volume, si percepisce netta la sensazione di un lavoro appassionato fatto con il cuore oltre che con la capacità e la progettazione professionale: un lavoro, come si è detto, a tutto campo da un punto di vista stilistico e che quindi comprende approcci diversi a seconda dei luoghi, degli stimoli, delle circostanze. Inutile ricordare i debiti stilistici che i due fotografi devono, come tutti quelli di una certa generazione, agli autori che hanno aperto la strada al cosiddetto nuovo paesaggio italiano dagli anni Settanta in poi: in primis Ghirri e Cresci.
Aleggia sempre la presenza dell’uomo, pur nella assenza di persone fotografate: e lo spettatore-lettore resta intrigato dallo scorrere delle pagine che si aprono sempre su scenari nuovi e diversi.
Pio Peruzzini – Gaetano Paraggio
Del silenzio e di altri sguardi. Fotografie dai luoghi del terremoto del 1980
Presentazione di Rosetta D’Amelio, testo critico di Massimo Bignardi
Volume di 192 pagine, formato cm 24×28
Stampato in proprio nel 2020 con il Patrocinio della Regione Campania.
Per informazioni rivolgersi agli autori:
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
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